OMELIA AL TE DEUM DI FINE ANNO 2016

l’Eucaristia è un grazie, il “grazie” per eccellenza, il “grazie” più bello, più grande, perché comporta il dono totale di Cristo al Padre, e coinvolge anche il nostro dono…
In particolare siamo qui per dire grazie di questo anno.
Al termine di ogni anno ci auguriamo che il prossimo sia migliore, e abbiamo motivi di lamentarci di quello che termina. Ringraziare significa scoprire che ci sono anche e prima di tutto motivi per ringraziare. Il vero cristiano vive di questa gratitudine.
Motivi per lamentarci ce ne sono eccome. Stiamo vivendo un’umanità dove continua a regnare la violenza, dove si uccide e ci si uccide uccidendo. Un’umanità dove ideali tutto sommato semplicistici e offensivi si impongono su una cultura che si frammenta, che non è più capace di far trovare una identità… ma queste considerazioni meritano ben altri approfondimenti.
Anche la nostra comunità soffre di questo vuoto di identità che ci frammenta o ci fa vivere di nostalgie, invece che ricostruire un tessuto che ci permetta di ritrovarci tutti, come persone e come cristiani.
Proprio guardando questa nostra comunità, vorrei ora accennare ad alcuni aspetti di quest’anno per cui voglio davvero ringraziare il Signore. Sono punti di partenza che voglio proporre a tutti, per poter camminare anche nel prossimo 2017 e oltre.

La misericordia.
Il 2016 è coinciso in gran parte con l’anno giubilare della Misericordia. Molti tra noi hanno attraversato una Porta Santa. Abbiamo così avuto modo di riscoprire lo stile di Dio e lo stile di Gesù. Ricordo qui solo la predicazione in Quaresima, in cui abbiamo approfondito alcune opere di misericordia spirituale, cercando di scoprirle in Dio e di farle nostre. Abbiamo avuto modo di capire che la misericordia è uno stile fatto di tenerezza, di perdono, di prossimità; abbiamo scoperto di essere oggetto di misericordia, siamo stati stimolati a essere a nostra volta misericordiosi verso chi non c’è la fa e anche verso ci offende, pronti alla carità e pronti al perdono. Abbiamo davvero bisogno di vivere più profondamente la misericordia.

Le cuciture.
Quest’anno sono emerse come dolorose una serie di frammen-tazioni, contrapposizioni, esclusioni, chiusure. Non è certo il caso di entrare nei particolari, ma è un fenomeno che fa soffrire e ci impedisce di crescere. Io qui ringrazio per tutti gli sforzi fatti per ricucire. Nel piccolo si sono visti anche risultati, soprattutto quando sono stati intessuti sotto la guida dello Spirito santo, spirito di unità. Ringrazio anche per quelle volte in cui siamo riusciti a guardarci in faccia, ad ascoltarci, a capire, provare a condividere l’altro punto di vista… dobbiamo certamente continuate su questa strada, senza voler per questo dimenticare la nostra identità di cristiani, ma proprio per questo dobbiamo fare della riconciliazione un tratto caratteristico della nostra identità.

Le prospettive.
L’epoca che viviamo e spesso critica perché manca di prospettive e spinge a chiuderci nel tentativo di salvare il salvabile. È una strada per noi impraticabile è destinata a fallire, è la logica di chi vuol resistere contro l’inevitabile. Ma io ringrazio perché non ci mancano prospettive, più di una si è aperta quest’anno, anche se non sempre ce ne siamo accorti. Posso pensare allo slancio che ancora potrà darci la visita pastorale che ci richiamerà a osare, con coraggio per annunciare quel Vangelo di cui oggi c’è tanto bisogno. Penso alla gioia che abbiamo riscoperto nelle predicazioni di questo Avvento e che ci stimola a confidare nel Signore. Penso ai tanti appuntamenti che vivremo anche solo nei primi mesi dell’anno che inizia, come l’incontro con Papa Francesco e la presenza del Cardinale Angelo Scola tra noi la settimana successiva.

Ringraziamo dunque il Signore e il nostro grazie ci spinga ad adorarlo, ad offrire a lui la nostra vita, mettendola sua disposizione. Egli ce la restituirà più ricca, più capace, più vera.

don Maurizio