OMELIA Quarta domenica di Quaresima

Anche in questa domenica vogliamo capire come essere cristiani oggi, in questa situazione pesante che stiamo vivendo (sembra un incubo, ma è realtà).

Nelle domeniche precedenti abbiamo già raccolto dai Vangeli alcune indicazioni preziose (il cristiano sa dire di no, dialoga, raccoglie le sfide giuste…). Anche oggi la Parola di Dio ci offre indicazioni preziose.

Quest’uomo nato cieco, una volta ricuperata la vista, grazie a Gesù, da mendicante, diventa una persona capace di pensare con la sua testa e, di sua iniziativa, arriva a credere in Gesù, a orientare a Lui tutta la sua vita.

Diciamo allora che il cristiano di oggi, anche qui a Pero, anche in questa situazione angosciosa che stiamo vivendo, è un uomo, una donna che matura scelte personali. Oggi non possiamo più essere cristiani solo perché lo sono tutti: dobbiamo sceglierlo.

La fede è certamente un dono, ci viene data. Dono grande è anche il Battesimo che abbiamo ricevuto, come un gesto d’affetto che esprime l’Amore di Dio amore che ci accompagna sempre e dà senso a tutto. Molti hanno ricevuto questo dono dai genitori, dalla loro famiglia d’origine. Oggi però non può essere mai dato per scontato, dobbiamo accoglierlo, farlo nostro, dare il nostro assenso, rispondere con scelte personali, scelte di vita.

Ci sono altre due caratteristiche, collegate a quella appena detta, che quell’uomo nato cieco ci insegna. Mi sono state ispirate anche dalle altre letture di oggi. Entrambe le caratteristiche si esprimono con il verbo “riflettere”, il cristiano, oggi, è una persona che riflette. “Riflettere”, nel suo significato originario, indica l’azione del “piegarsi indietro”. Di solito descrive in fisica il raggio di luce che, toccando uno specchio, si piega – come a gomito –  e torna indietro. Lo stesso termine, per analogia, viene usato anche in filosofia per indicare l’atteggiamento di chi si piega, torna indietro sull’esperienza che vive, cerca di capirla e approfondirla, confrontandola con altre esperienze. Vediamo subito questo secondo significato.

Il cristiano è una persona che pensa, pensa con la sua testa, approfondisce, cerca sempre di capire i perché e il senso di quanto capita, di quanto viene detto e proposto.

Noi cristiani non dobbiamo vivere “di pancia”, non dobbiamo fermarci alle reazioni emotive del momento, non possiamo adagiarci sui giudizi che più si diffondono e che possono anche essere divulgati ad arte da manipolatori del pensiero comune. Il mondo dei Mass-media e dei social da cui siamo segnati ci spinge a correre tra mille sollecitazioni, impedendoci di riflettere, di “piegarci indietro” di pensare. Usati bene possono essere strumenti utili per pensare meglio e in modo più ricco con la nostra testa.

Per riflettere bene dobbiamo anche confrontarci e sapere con chi confrontarci, dobbiamo lasciarci stimolare da altri pensatori: il cristiano si confronta costantemente con la Parola di Dio e con il pensiero di tanti altri cristiani che hanno plasmato la sapienza cristiana presente nel mondo e nella storia.

Un cristiano oggi non si accontenta di pregare, ma si nutre della Parola di Dio: la sua preghiera costante è e deve essere quella meditazione sulla Parola, quella lectio divina elaborata dai monaci e che ci ha riproposto con insistenza il nostro Cardinale Carlo Maria Martini.

Questa settimana proporremo gli esercizi spirituali a tutta la nostra Comunità. Ogni giorno (cominciando da questa sera alle 21.00) potremo trovare sul nostro sito un video da ascoltare con calma, ritagliando almeno mezz’ora di silenzio nella nostra giornata così pesante: poi seguiranno altri momenti lungo il giorno, a secondo della possibilità di ciascuno. Sono sei meditazioni quotidiane che don Alessio ci propone per riflettere personalmente e giungere, come quell’uomo nato cieco, a dare il nostro assenso alla fede che Dio ci dona.

Ci è d’esempio san Paolo. Le sue epistole che ci vengono proposte ogni domenica, sono i primi esempi di un uomo che ha saputo riflettere su Gesù, sulla sua morte e risurrezione e sul quell’adesione di fede che anche a lui è stata proposta. Anche la pagina di oggi è un bell’esempio di questa capacità di riflettere che tutti noi siamo chiamati a fare nostra. Noi accogliamo anche le sue riflessioni come “Parola di Dio”.

L’altro significato del verbo riflettere è quello del far piegare indietro, nel senso di far rimbalzare la luce. La lettura dell’Esodo che abbiamo ascoltato ci parla di Mosè che riflette la luce di Dio. In fondo anche l’uomo nato cieco ha saputo riflettere la luce di Gesù. Noi cristiani dobbiamo riflettere la luce di Gesù.

Ciò significa, anzitutto, che dobbiamo diffondere quel modo di pensare, di valutare, di considerare le persone, di parlare, di operare le nostre scelte; dobbiamo diffondere quel modo di agire che ha caratterizzato la vita di Gesù. In questo modo noi diffonderemo anzitutto il suo amore, come una luce che rimbalza tra noi.

Noi dobbiamo diffondere lo stile di Gesù e, soprattutto, il suo amore. Certo noi saremo sempre limitati, rispetto a Gesù: noi siamo segnati dal nostro peccato. Solo riconoscendolo potremo indicare la sua luce, il suo amore, che è più grande del nostro. Per riflettere la luce di Gesù ci vengono chieste almeno due cose.

Anzitutto dobbiamo percepire nel nostro cuore una gioia profonda e diffonderla. Una gioia di fondo, che non ignora le fatiche e le sofferenze che viviamo e che sono intorno a noi, ma le accoglie e le orienta alla luce della croce.

Poi dobbiamo imparare dire la nostra fede, con tanto rispetto e con ancor più umiltà (quella che nasce dal saperci peccatori), ma dobbiamo imparare a spiegare il perché e il senso della nostra fede, della nostra speranza, e del nostro amore. È quello stesso perché, è quello stesso senso, che impariamo diventando cristiani-che-pensano, cristiani che riflettono costantemente sulla Parola di Dio.

Anche per questo vi invito a vivere bene gli esercizi che vi proponiamo in questa settimana, una settimana che sarà ancora segnata da tanta sofferenza, ma che tocca a noi segnare con l’Amore di Cristo.

don Maurizio