OMELIA PER LA VEGLIA DI RISURREZIONE

OMELIA PER LA VEGLIA DI RISURREZIONE

Vorrei usare poche parole. Ma occorre essere artisti e poeti perché le poche parole esprimano almeno un po’ della ricchezza che ci è offerta.

Vorrei usare poche parole. La liturgia è già ricca di parole e di tanti altri segni. Ne cogliamo solo una piccola parte e la maggior parte dei significati ci sfugge.

Vorrei usare poche parole. Oggi siamo bombardati da troppe parole e segni. Vengono da tutte le direzioni, sparano giudizi e insinuano dubbi, offendono e feriscono, illudono e confondono. Anche in questo tempo di incertezza e sofferenza, le parole e i segni sovrabbondano.

Vorrei usare poche parole. L’Arcivescovo, l’altro giorno ci ha invitato a pronunciare parole vive, che entrino nel cuore, che consolino, che trasmettano speranza.

Come faccio? Ogni parola può essere banalizzata, equivocata, può scomparire nel marasma di parole e segni!

Perché per noi la risurrezione di Gesù è per ora solo fatta di parole. È un annuncio. Alcune donne, gli apostoli, vari discepoli lo hanno visto vivo, dopo la sua morte in croce. Sono ancora stati raggiunti dalla sua straordinaria capacità di incontrare, di toccare il cuore, di amare… Tantissimi, una schiera innumerevole di santi, – pur senza vederlo nel suo corpo risorto – son stati avvolti dalla sua amorevole presenza.

La loro vita è cambiata. Sono diventati testimoni del risorto, a volte con parole, sempre con opere. Hanno rilanciato quello stile tipico di Gesù, hanno diffuso la sua vita.

Io mi impegno e vi chiedo di far sì che la parola del Vangelo, quella che annuncia la buona notizia di Gesù risorto, quella che esprime la possibilità di una vita nuova, che sfida la morte e comunica amore, sia una parola vissuta. Io mi impegno e vi chiedo di impegnarvi con me a vivere così.

Perciò vi chiedo di aprire la mente e il cuore a una prospettiva di vita che superi la morte. Guai a ripiegarci su noi stessi, sui nostri comodi, sulle nostre scelte di autodeterminazione, scelte che il mondo invece oggi ci insegna.

Noi possiamo vincere un mondo senza speranza. Possiamo vincere solo accogliendo la Parola forte che ci annuncia: Cristo è risorto! Possiamo anche noi fare esperienza di Gesù risorto, possiamo incontrarlo.

Possiamo, ma dobbiamo essere disposti a cambiare la nostra vita. E se ci sembra di averla già cambiata dobbiamo essere pronti a cambiarla ancora.

Possiamo incontrare Gesù vivo, ma dobbiamo essere pronti a compiere opere di carità, di benevolenza, di conforto che sembrerebbero inefficaci ai calcoli del mondo, ma che possono dare senso a ogni situazione: da quella di chi si crede potente, a quella di chi è emarginato e scartato.

Tutto questo si scontrerà con le mie e le nostre contraddizioni, con i miei e i nostri limiti e, soprattutto, con i miei e i nostri peccati. Dobbiamo metterlo in conto. Servirà a far capire che non siamo noi i salvatori, non siamo noi ad amare e consolare. Solo Gesù ama, solo lui consola, solo lui apre alla vita eterna. Noi siamo solo collaboratori, annunciatori.

In questa veglia un ragazzino, Filippo, e una mamma, Kristina, vivono il Battesimo e si Comunicano al corpo e sangue di Cristo. Entrano in una vita nuova. Sono aperti alla vita, sarà una vita impegnativa, anche a loro chiediamo di dire la verità di Cristo risorto, con poche parole, ma con atti di vero amore.

don Maurizio