OMELIA V domenica di Avvento 2021

OMELIA V domenica di Avvento 2021

12 dicembre 2021

Stiamo contemplando in questo Avvento il Signore che si fa vicino. Vogliamo così imparare a farci vicini anche noi a tanti uomini e donne, soprattutto se poveri o sofferenti.

Oggi impariamo da Giovanni Battista, una figura davvero grande dalla quale traggo alcuni insegnamenti utili per contemplare Gesù che si fa vicino.

Giovanni mi insegna a diminuirci o, più precisamente, a relativizzarci. Lo dice con chiarezza ai suoi discepoli i quali, invece, volevano crescere e litigavano con un Giudeo che aveva idee diverse dalle loro. Quando Giovanni si accorge di Gesù che battezza anche lui, afferma “Lui deve crescere; io, invece, diminuire”.

Non penso che significhi avere una bassa stima di sé, ma di capire che il nostro valore dipende da Dio. Relativizzarci significa riconoscere e accettare di aver sbagliato e peccato tante volte. Significa essere consapevoli dei nostri difetti e della fatica o incapacità a superarli.

Significa “non annunciare noi stessi” come dice l’apostolo Paolo. Dobbiamo fare ben attenzione a non metterci al centro, a non cercare consensi e applausi. A volte consensi e applausi possono arrivare, ma non sono poi così importanti, sappiamo bene che il merito non è mai pienamente nostro.

Relativizzarci significa accorgerci che in tante cose ci sono altri che sanno fare meglio di noi. Significa non essere troppo sicuri delle nostre idee, e disporci a confrontarle, ascoltando quelle di altri, correggendo le nostre e imparando a migliorarle sempre.  Significa saper ridere di se stessi, una sana autoironia aiuta più che una generica ironia sugli altri e sugli avversari.

Relativizzarci significa anche fare ben attenzione ai maestri che vogliamo seguire, perché tutti possono sbagliare. Alla fine – e questo è il grande insegnamento di Giovanni Battista – relativizzarci significa far riferimento solo a Gesù, il Signore che si fa vicino. Solo Lui merita questo primato assoluto, solo Lui è Dio come il Padre nello Spirito santo.

Ecco allora il secondo insegnamento che raccogliamo oggi da Giovanni Battista. Giovanni ci insegna a riconoscere Gesù. Ci insegna riconoscerlo sia nel senso di accorgerci di Lui, sia nel senso di capire quali sono le sue caratteristiche. Giovanni lo riconosce appena gli parlano di quel tale “al quale ha dato testimonianza”. Infatti aveva già incontrato Gesù in precedenza quando, “fissando lo sguardo su Gesù che passava, aveva detto: «Ecco l’agnello di Dio!»” (Gv 1,36). Così lo aveva indicato ai discepoli. Non saprei affermare chiaramente come abbia fatto a riconoscerlo, posso però provare a dire come o da che cosa noi possiamo riconoscerlo.

Fondamentalmente possiamo riconoscere Gesù dalla sua parola, una parola però che non resta vuota, ma si fa presenza. Le Parole di Gesù infatti non sono mai banali, né scontate. Raggiungono sempre il cuore, se solo le ascoltiamo senza prevenzioni e con il cuore libero. Non hanno il sapore di promesse vuote, non ingannano, perché, ci rivelano il Dio vicino.

Sono lo sviluppo delle belle parole del profeta Isaia. Ci parlano di come è possibile vivere serenamente, nel nostro lavoro e con rapporti aperti a tutti (provate a rileggere la lettura di oggi!). Mostrano un Gesù che anche se si arrabbia, lo fa perché ci vuole bene e non smette mai di invitarci alla conversione.

Ecco un altro aspetto che ci permette di riconoscere Gesù: lui non ci condanna mai, ma ci svela i nostri peccati per donarci perdono e conversione. Gesù realizza sempre la misericordia di Dio Padre e ce la offre.

Infine le parole e la presenza di Gesù non mai semplicemente generiche, non suonano mai come parole lontane, ma ci toccano il cuore e ci accorgiamo che sono rivolte proprio a noi. Ci toccano nel profondo, ci smuovono e risvegliano la parte migliore di noi stessi. Ci stimolano a scelte nuove. Questo provoca il Signore quando lo accogliamo vicino a noi!

C’è un ultimo insegnamento che raccogliamo oggi da Giovanni Battista. Ci insegna a mostrare Gesù. A indicarlo a tutti affinché tutti, se vogliono, possano incontrarlo e lasciarsi amare da Lui. “Lui deve crescere”.

Già da diversi decenni si diffonde l’idea che non sia opportuno parlare di Gesù. È forse il frutto di una falsa laicità (della quale parleremo in altre occasioni), oppure di senso di disagio dovuto al fatto che non osiamo ancora riconoscerlo vicino a noi. Qualcuno ha persino detto che non conviene parlare di Gesù neppure a Natale! Come se Gesù fosse un’offesa per chi non lo segue!

Credo però che non si tratti tanto di parlare esplicitamente di Gesù (in certi momenti sarà comunque necessario). Credo che si tratti di assumere lo stile di Gesù e del quale abbiamo già parlato altro volte. Alcune caratteristiche di questo stile possono essere queste tre.

Anzitutto la gioia. È la gioia della quale parla anche Isaia nel brano che abbiamo ascoltato. Chi ha incontrato Gesù ha una gioia nel cuore, una serenità di fondo che gli permette di affrontare ogni prova (in certo casi persino la morte) con la certezza che Gesù non abbandona nessuno.

Una seconda caratteristica tipica di Gesù che deve diventare anche nostra è la prossimità. Per mostrare Gesù dobbiamo saper accostare tutti, iniziando dagli ultimi, dai sofferenti, da coloro che sono evitato da tutti gli altri. Lo abbiamo già detto tante volte negli ultimi tempi, ma credo che questo tratto debba diventare sempre più distintivo del nostro essere cristiani.

Infine ritengo che per mostrare Gesù dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Il cristiano è un uomo adulto e che vuole diventare maturo, prendendosi le responsabilità, facendosi carico degli altri, condividendo il peso e la fatica di tanti. Proprio come ha fatto Gesù.

Senza queste tre caratteristiche parlare di Gesù diventa un discorso vuoto. Non lo mostriamo a nessuno.

Ma noi siamo qui, e da qui, da questa Eucaristia, possiamo ripartire, sostenuti dalla sua vicinanza. E il prossimo Natale potrà essere una vera ripartenza per la vita di ciascuno di noi.

“Lui deve crescere;
io, invece, diminuire»”
(Gv 3,30)

Sei Tu, Signore.
Sei proprio tu che ci sei vicino.
Noi ti riconosciamo.

Sei Tu
per la forza della tua Parola
e per la profondità
della tua presenza.

Tu parli al nostro cuore,
raggiungi ciascuno di noi:
ci fai capire
che siamo unici e irripetibili.
Ci stimoli a conversione
e offri il tuo perdono.
Ma solo Tu, Signore,
solo Tu sei unico.
Tu devi crescere
e noi
possiamo anche diminuire.
Perciò ti mostreremo al mondo.
Annunceremo la tua parola,
diffonderemo la tua gioia,
con te e come te
ci faremo vicini
a chiunque vive nella povertà, nella sofferenza
o emarginato da tutti.

Tu devi crescere, Signore.
E noi diminuire,
perché il nostro valore
cresce solo se ci sei Tu.
Amen.