OMELIA VI domenica di Avvento 2021 o dell’Incarnazione

19 dicembre 2021

La liturgia di oggi è molto intensa. È la più antica festa di Maria, contemplata nella sua unicità. Solo lei, infatti, ha potuto custodire nel suo grembo, Gesù, il Figlio di Dio. Solo lei è “Madre di Dio”.

In questo Avvento contempliamo “il Signore vicino” e impariamo da Lui a farci vicini a tutti.

Ma oggi la vicinanza si fa estrema, anzi “intima”. Più che di vicinanza ormai parliamo di “comunione”, ma di comunione piena. Per Maria Gesù non solo è vicino, a stretto contatto, neppure appicciato o aderente a lei. Gesù è “dentro” Maria. È carne che si forma dalla sua carne, si nutre da lei e si nutre di lei. In lei Gesù prende forma. Come è dentro la carne di Maria, così è nel cuore di Maria, nel cuore di lei che è stata ed è nel cuore di Dio. I sentimenti, i desideri, l’essenza stessa di Maria e del Figlio di Dio, si compenetrano. Sono l’uno nell’altra. Eppure ognuno resta se stesso, mantiene la sua originalità, senza confondersi nell’atro.

Nessun altro al mondo vive questa caratteristica che è unica in Maria. Solo per Maria si è realizzata questa vicinanza, anzi questa comunione così profonda: l’essere Madre di Dio!

Esiste, però, una comunione ancora più profonda di questa. È la comunione tra Dio Padre e Dio Figlio, nello Spirito santo. È la comunione nella Trinità. Da questa Comunione divina prende senso e forma ogni altra vicinanza, prossimità o comunione.

Quando ho appena detto mi porta a fare qualche considerazione circa il mistero della prossimità che stiamo contemplando in questo Avvento.

Ci sono gradi diversi nell’essere vicini. C’è il conoscente, il compagno, l’amico, il confidente… fino alla persona più intima (di cui dirò poi). La Comunione di cui abbiamo già detto esprime i gradi più alti per essere vicino, fino a coinvolgere l’intimità.

Ogni persona ha la sua distanza da noi, che è diversa da quella che ha con altri. Appiattire la vicinanza crea confusione e dispone all’invadenza. È importante conoscere la giusta distanza da mantenere con ogni persona.

La giusta distanza è sempre quella che permette di riconoscere il valore della persona alla quale vogliamo farci vicino, che ci permette di capire la bontà che ha in sé. Non è un semplice rispetto. Il rispetto può diventare la scusa per starcene distanti, per allontanarci…

La giusta distanza si ferma un po’ quando ci accorgiamo che emergono i difetti e le fragilità. Questi chiedono un “di più” di amore per accogliere ed essere accolti, per avvolgere ed essere avvolti, curare ed essere curati. Possiamo farci vicini anche ai difetti e ai peccati solo mettendo in gioco noi stessi, accettando di far curare i nostri peccati.

Ci possono anche essere vicinanze o prossimità che durano per un certo tempo, finché – per esempio – una persona ha bisogno, finché non riesce a camminare da sola, dopo aver superato un periodo di crisi.

E ci sono vicinanze che non toccano a noi, ma che spettano ad altri fratelli che, nella fede dell’unica Chiesa, si fanno vicini a chi più ha bisogno, nel nome di Gesù. Ogni vera vicinanza si realizza veramente solo nella Chiesa e grazie alla Chiesa. Quando accostiamo una persona e ci facciamo vicini è sempre la Chiesa che si accosta e si fa vicina a ogni uomo.

Più la vicinanza si fa stretta, si alza di grado, più diventa feconda. Più diventa capace di generare qualcosa di bello. Una comunione è sempre feconda.

L’esempio più evidente è nella comunione della famiglia, dove i figli sono generati, accolti, custoditi, educati… Ma ci sono tante altre forme di fecondità: Potrebbe essere un’iniziativa, un’impresa, un impegno sociale o per gli altri, una dedizione al lavoro svolto con impegno e competenza, un’opera di carità che si distende nel tempo, un atto di consolazione per chi soffre, un’organizzazione che coinvolge tanti altri credenti,

La famiglia è tra i gradi più alti di comunione che ci è dato di vivere. L’intimità permette livelli di prossimità altissimi e fecondi. È bello sapere che Dio dona alla famiglia un’intimità particolare e la esprime nel Sacramento del Matrimonio. Nel rapporto tra genitori e figli e, prima ancora, nell’incontro tra lo sposo e la sposa, la nostra intimità può aprirsi alla persona che amiamo.

In famiglia possiamo esercitare un’accoglienza e un dono che ci coinvolgo totalmente, coinvolgono tutta la vita, il tutto di noi, fino alla morte, oltre la morte! Ma non possiamo rinunciare al dono del Sacramento, affinché sia presente Dio con il suo amore. Solo amando come ama Dio e in Dio possiamo anche noi amare ed essere davvero e profondamente vicini. Un amore così può solo essere unico, per sempre. Chiede tempo, chiede una vita intera per essere affrontato.

Dio ha vissuto in Maria la comunione massima, simile a quella che vive nella Trinità. È qualcosa di unico, irripetibile, totale.

Ma, in fondo, Dio cerca un rapporto unico e irripetibile con ciascuno di noi.

L’unicità di Maria ci spinge a cercare quella vicinanza particolare che Dio vuole vivere con ciascuno di noi, anche con te!

Potrebbe essere che il Signore ti chieda, così come ha chiesto a me e a tanti che a Lui si sono consacrati, di vivere totalmente per Lui, di vivere con Lui e solo con Lui quell’intimità unica e massima che tocca l’essenza più vera e profonda di te Può essere che ti chieda una consacrazione a Lui.

Oppure, se sei già una persona sposata nel Signore, può proporre alla tua coppia un cammino di dedizione più profonda a Lui.

Che cosa ti sta proponendo il Signore?

Lo vedi possibile?

“Colui che nascerà sarà santo
e sarà chiamato Figlio di Dio»”

(Lc 1,35c)

Possiamo stare un po’ vicini a te,
Maria?
Raccontaci di te,
di come sei diventata
la Madre di Dio!
Facci percepire
la pienezza di vita che hai provato,
mentre il figlio di Dio
prendeva forma umana in te,
assumeva la tua carne,
respirava i tuoi pensieri,
valorizzava la tua intimità.
Con te scopriamo
che il Signore Gesù
non solo vuole farsi vicino a noi,
ma è pronto a plasmare la nostra vita,
fin dalla nostra intimità,
fin dalla nostra essenza.
Guardando a te
nasce in noi il desiderio
di farci vicini a tutti,
per annunciare l’amore del tuo figlio
e alleviare il dolore,
condividere quanto abbiamo.
Più ancora,
con te desideriamo
che il Signore ci chiami
a condividere con Lui
tutto quanto noi siamo,
a dedicare a Lui tutto noi stessi,
a consacrare a Lui
i nostro cuore e la nostra vita.
Con te scopriamo
la bellezza del suo dono,
la ricchezza d’amore
che ci dona
nei Sacramenti,
la forza del suo Spirito
che trasforma i nostri cuori.
Portaci a Lui, Maria.
Amen.