OMELIA PER LA NOTTE DI NATALE 2021

OMELIA PER LA NOTTE DI NATALE 2021

Contemplate con me questo bambino che nasce. È un bambino come tanti e, come tutti, è unico. Questo bambino è unico perché solo lui è il Figlio di Dio. Questo bambino è Dio. Gesù che nasce è generato in eterno dal Padre e oggi lo contempliamo mentre nasce, partorito da Maria.

Nasce anche in me il desiderio di generare, di essere fecondo. Nasce in me il desiderio di vivere in una comunità feconda e di rendere più feconda questa umanità che rischia di essere sterile.

Chiedo a Gesù che nasce di far rinascere anche questo mondo nel quale ci troviamo a vivere e di renderlo fecondo, ancora capace di generare.

Generare e nascere significa aprirsi alla novità. Non è un tornare indietro, un riaggiustare le cose perché tutte tornino come prima. La fecondità non permette di costruire situazione e, tanto meno persone, a nostra misura. Essere fecondi chiede invece tempo, fatica, impegno, comporta sofferenza. Costringe ad attraversare situazioni dure, vien da dire che non ce la facciamo. Ma poi il bambino nasce, piange, si apre alla vita e inizia una vita nuova: nuovi ritmi, nuovi valori, rinnovato amore.

Si, amore. Occorre rinnovare tanto amore, perché non si può generare davvero se non c’è amore, se non siamo pronti a spenderci e consumarci per accogliere chi arriva, per donarci fino in fondo. Contemplare il Figlio di Dio che nasce ci rinnova nell’amore.

Contemplando questo bambino che nasce si rinnova in me il desiderio di fecondità.

Desidero, per esempio, la fecondità di tanti bambini. Desidero che nascano più bambini tra noi, in questa società, che ha raggiunto livelli bassi di natalità, in questo paese dove c’è paura a mettere al mondo bambini. Desidero che nascano bambini con un papà e una mamma, due genitori che si amino e abbiano costruito il loro amore sul Matrimonio, anzi sul Sacramento del Matrimonio, affinché l’amore stesso di Dio sostenga il loro amore. I bambini sono il futuro dell’umanità e ci costringono a rinnovarci, ci chiedono di trovare strade sempre nuove per educare. Ci stimolano ad amare.

Desidero, ed è il secondo esempio, la fecondità delle relazioni. Desidero che le persone si incontrino, si ascoltino, si rinnovino nell’incontro con ogni altra persona umana, umana come noi, anche se diversa. Desidero di poter superare quella chiusura, quel sospetto, quella paura dell’altro che ci limita enormemente. Desidero che le persone ritrovino ancora il gusto di incontrarsi, uscendo dai comodi giri di quelli che già conosciamo. Dovremo affrontare tante delusioni e far emergere tanti errori difetti che ora teniamo nascosti, ma cambieremo e cambieremo in meglio.

Desidero la fecondità della carità. Dove le necessità di ogni persona diventano stimolo all’incontro, alla solidarietà, al saper condividere i problemi per affrontarli insieme. Desidero che quando incontriamo persone che soffrono, che sono lasciate ai margini, che non hanno più neppure il sostegno economico o affettivo, siano da tutti noi accostate e accompagnate. Spesso non sapremo come fare, spesso ci troveremo spiazzati e impotenti. ma la fecondità si sprigiona proprio da questa situazione di impotenza, e riesce a trovare strade nuove, nuovi percorsi di vita oggi impossibili anche solo da immaginare.

Desidero la fecondità della sofferenza, sia la sofferenza di quella fisica di chi è ammalato e vede la sua vita bloccarsi, forse anche avvicinarsi al suo termine, sia la sofferenza di chi soffre nell’animo perché si sente inutile o solo o emarginato. Se il generare comporta sofferenza forse sarà perché ogni sofferenza può generare una novità. Certo non dobbiamo cercare la sofferenza, né far soffrire, mai. Ma c’è una novità che si nasconde dietro ad ogni sofferenza, e che può svelarsi quando viene affrontata insieme e, soprattutto, con amore.

Desidero, infine, la fecondità dei giovani, anzi, questa già la vedo. Quando diamo spazio a chi sta crescendo, quando diamo fiducia, nonostante le mille critiche che noi vecchi sappiamo fare alle nuove generazioni, allora qualcosa di nuovo nasce. Per troppo tempo abbiamo chiuso ai giovani, chiedendo loro di adeguarci a noi, di aiutarci a essere sempre noi i protagonisti, abbiamo creduto di poter vivere sempre noi da giovani. Ma questo è contrario alla logica di chi vuol generare, far crescere, educare nuove uomini e nuove donne. Dobbiamo permettere ai giovani di rinnovare questo mondo e di rinnovare anche noi. Nascerà un mondo nuovo.

Persino il Figlio di Dio oggi rinasce. Se vogliamo davvero costruire pace in questo mondo, se desideriamo davvero vincere la paura di chi, profugo e migrante viene da lontano, se vogliamo uscire da questa epidemia, per qualunque vero problema di questa umanità non possiamo cercare soluzioni immediate, né scorciatoie, occorre tempo, impegno, fatica e sofferenza, dobbiamo diventare fecondi, genare realtà nuove, diventare in Gesù persone nuove.

don Maurizio