IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO 2022

IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO 2022

OMELIA – II DOMENICA DOPO IL MARTIRIO

25 settembre 2022 – 18 11.00

  •  Di cosa ci nutriamo?
    • Sembra questa la preoccupazione che emerge dalle letture di oggi. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, si sente ancora dire qualche volta. Ma si potrebbe anche dire: dimmi di cosa ti nutri e ti dirò chi sei.
    • Secondo san Paolo se uno mangia la carne sacrificata agli idoli entra in comunione con i demòni. Al contrario chi beve dal calice della benedizione e mangia del pane spezzato durante la celebrazione dell’eucarestia, fa comunione con il corpo e con il sangue di Cristo.
    • Anche Gesù sembra preoccupato di questo: non solo che lo si ascolti, che lo si segua, ma che si mangi la sua carne e si beva il suo sangue. E così nella lettura del libro dei Proverbi, in cui la Sapienza, personificazione di Dio, invita ad avvicinarsi alla sua tavola e di mangiare il pane e bere in vino che ha preparato.
    • Il punto è che se non stiamo attenti, anche se crediamo in Dio, se ci diciamo discepoli di Gesù, possiamo poi vivere di altro, è da altre parti che cerchiamo ciò che ci sazia, che dà senso alla vita, che ci dà la felicità e la gioia.
      • Ovviamente anche il cibo è importante: chi mangia male poi sta male, perché il suo corpo si danneggia. Può avere problemi di cuore, di fegato, di diabete, o semplicemente ingrassare. Ma non fermiamoci a questo, pensiamo a quello che ci nutre, a quello da cui cerchiamo la vita. Possono essere i programmi che guardiamo in tv, i siti che visitiamo su internet, i libri che leggiamo, la musica che ascoltiamo, i nostri passatempi. Forse soprattutto quello che facciamo nel tempo libero, quello che non siamo obbligati a fare, ma di cui abbiamo bisogno.
      • Di cosa vi nutrite voi anziani e voi ragazzi, che avete tanto tempo libero? Solo di cose futili, di immagini e notizie insulse, di attività che servono solo a riempire il tempo o a provare qualche emozione? Ma anche noi adulti, di cosa ci nutriamo, dove cerchiamo l’energia per vivere la complessità delle nostre responsabilità, per ricaricarci dopo una giornata o una settimana di lavoro?
  •  Dio ci vuole nutrire
    • Ecco, il desiderio di Dio è quello di essere lui a nutrirci. Lui imbandisce la tavola e ci chiama a mangiare. La Sapienza dice che si rivolge anzitutto agli inesperti e a chi è privo di senno. Cioè a chi non ha tanta esperienza di vita, come voi ragazzi, ma anche a chi ce l’ha ma non trova il senso della vita, chi è dissennato e non sa dove andare e cosa fare.
    • Gesù addirittura propone se stesso come cibo, ci offre la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere. Non è solo il pane e il vino dell’Eucarestia, come ci ricorda san Paolo, ma è anche l’ascoltare la Parola di Dio, il meditarla, il ruminarla, come vero nutrimento, e può essere anche la preghiera, in cui cerchiamo la comunione e l’amicizia con Gesù.
    • Mangiare la sua carne e bere il suo sangue è rimanere in lui, in comunione con lui. Ed accade come col cibo: diventiamo una cosa sola, lo assimiliamo e dopo un po’ non si può più distinguere quello che abbiamo mangiato da noi, perché quello che mangiamo diventa noi. Gesù vuole diventare una cosa sola con noi, vuole diventare noi; ma nello stesso tempo noi diventiamo lui, simili a lui, prendiamo le sue sembianze.
    • Questo è il vivere in eterno: non solo vivere per sempre, dopo la morte, ma già ora vivere l’eternità, vivere in Dio e come Dio. Se ci nutriamo di Gesù, se lo assimiliamo, assimiliamo anche la sua bontà, il suo amore. Se mangiamo spazzatura diventiamo spazzatura: egoisti, arroganti, invidiosi, intolleranti, degradati. Se mangiamo Gesù diventiamo gioiosi, disponibili, generosi, compassionevoli, gentili.

Come ci dice Paolo, non possiamo partecipare alla mensa del signore e alla mensa dei demoni. Che cosa scegliamo? Non vuol dire rinunciare a quello che ci fa bene

per dedicarci solo alla preghiera, non vuol dire leggere solo libri di teologia o ascoltare solo musica sacra. Vuol dire saper discernere ciò che ci porta ad avvicinarci a Dio e ciò che ce ne allontana, ciò che ci porta ad amare e ciò che ci chiude nel pensare solo a soddisfare noi stessi. Ma vuol dire anche credere che davvero le cose di Dio possono nutrire, che il Vangelo, i sacramenti, la preghiera non sono delle cose da fare, per lo più noiose e pesanti, ma sono ristoro per l’anima, nutrimento dello spirito.

Essere nutriti e nutrire gli altri
Ma facciamo un altro passo: pensiamo alle persone che ci hanno nutriti. Non solo i nostri

genitori quando eravamo piccoli, ma tutti quelli che si sono presi cura di noi, che ci hanno voluto bene, che ci hanno fatto dono del loro tempo, delle loro conoscenze, dei loro consigli, o che semplicemente ci sono stati vicini, ci hanno sorretto con la loro presenza. Sono stati cibo per noi, pane fragrante, vino gustoso, e quello che siamo lo dobbiamo anche a loro.

Ringraziamo oggi anche per quello che abbiamo ricevuto in questa parrocchia, in particolare dall’oratorio: per i preti, le catechiste, gli educatori, le suore, per tutte le persone che ci sono state di esempio nella fede e nella vita cristiana.

E anche noi possiamo essere pane, possiamo essere cibo per gli altri. Gesù offre se stesso come cibo, dà la sua vita e la consegna nelle nostre mani. Facciamolo anche noi. Quando riceviamo in mano il pane dell’Eucarestia pensiamo a Gesù che si è consegnato, che si è lasciato spezzare e mangiare, non solo nel simbolo del pane ma lasciandosi arrestare, processare, denigrare e infine uccidere; e ancora prima si è fatto uomo per servirci, per prendersi cura di noi: degli ammalati, dei peccatori, dei poveri di soldi e dei poveri di speranza. E chiediamogli di essere anche noi cibo e nutrimento per gli altri: di consegnarci, di metterci a disposizione per la loro salvezza, per la loro felicità

Cari catechisti ed educatori, anche voi come il pane, anche voi come Gesù, siete fatti per essere consegnati, per essere spezzati, per essere mangiati. Siete buoni come il pane, siete gustosi come il vino. Non tenete per voi la ricchezza che siete, continuate a donarvi. Come il pane non siete fatti per essere messo da parte e diventare raffermo, come il vino non siete fatti per invecchiare e diventare aceto. Siate voi stessi, siete fatti per amare. E la comunità vi accompagna e vi sostiene nell’impegno che ora prenderete per il bene dei nostri ragazzi e dei nostri giovani. Amen.