ALEXI JOSEPH HERNADEZ CASTILLO

LETTURE  E OMELIA
PER LE ESEQUIE
DI

ALEXI JOSEPH
HERNADEZ CASTILLO

 

 

LETTURA(Is 6,1-8)

Lettura del profeta Isaia

Nell’anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: “Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria”. Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti”.

Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: “Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato”. Poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”.

Parola di Dio.

SALMO(dal Salmo 23)

Rit.:Sei il mio pastore, nulla mi mancherà

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

VANGELO(Mt 14,22-33)

Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Pietro allora gli rispose: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: “Davvero tu sei Figlio di Dio!”.

Parola del Signore.


 

OMELIA

Ho nel cuore la certezza che, appena scocca la scintilla di una vita umana, Dio è lì, con il suo Amore.
Sono convinto che già il primo istante di ciascuna delle nostre vite sia avvolto dall’Amore di Dio, perché è proprio lui a creare quel principio.
Non importa se una vita si consuma subito, se si prolunga per mesi o se prosegue fino novant’anni …o solo per poco più di tredici.
Ogni vita umana trova in quell’Amore divino la causa e lo scopo di esistere.
Anche se non c’è stato il tempo di rispondere a quell’Amore, anche se gli anni sono stati troppo pochi per costruire una risposta matura all’Amore di Dio, comunque la vita umana vale, comunque Dio può portarla a compimento, perché la ama.

Io vorrei allora provare a scoprire con voi un po’ di quel valore, di quell’Amore divino, che anche Alexi ha sprigionato da sé. Lo faccio chiedendo aiuto alla Parola di Dio, ad alcune pagine di quella Bibbia che Alexi stava scoprendo con la curiosità che lo contraddistingueva.
Mi faccio aiutare da due figure bibliche che hanno alimentato la mia preghiera in questi giorni così dolorosi per la morte del nostro amico.
Mi faccio aiutare da un poeta, un giovane sacerdote del tempio di Gerusalemme, chiamato a essere profeta, a parlare cioè al posto di Dio: chiedo aiuto a Isaia. Abbiamo ascoltato il racconto che lui fa della sua vocazione, quando durante una solenne liturgia nel tempio, si accorge che il Signore lo chiama, ha bisogno di lui, e gli risponde “Eccomi, manda me!”.
Mi faccio aiutare da un pescatore dal carattere irruente e immediato, chiamato ad essere apostolo di Gesù: chiedo aiuto a Simone detto Pietro. Il brano evangelico ascoltato ci fa conoscere la sua foga nel volersi avvicinare a Gesù che camminava sulle acque.

Le acque… sì, proprio le acque, spaventano Pietro. C’è vento su quel lago pericoloso e i discepoli hanno paura. Gridano dal terrore anche di fronte a Gesù che arriva, lo credono un fantasma. Solo la sua parola con quel “Coraggio, sono io, non abbiate paura!” li calma e dona a Pietro il coraggio di chiedere a Gesù di potergli andare accanto, camminando anche lui sulle acque.
Anche Alexi aveva paura, di carattere timido ha dovuto soffrire spesso e non poco, vittima della paura. Ci sono tra noi alcuni che lo ricordano bloccato quando, appena arrivato in Italia, non voleva staccarsi dai suoi per entrare nella nuova classe di scuola e affrontare un mondo che doveva apparirgli troppo diverso e ostile.
La vita spesso ci fa paura. Tutti noi abbiamo paura. Anche e soprattutto se non lo vogliamo ammettere. La paura è pericolosa, ci blocca, ci paralizza, ci impedisce di fare le scelte giuste, di prenderci le responsabilità, di crescere. Il danno maggiore lo produce quando viene negata, nascosta anche a noi stessi. Così genera spavalderia, prepotenza, rischio inutile, ma anche egoismo e violenza. Dobbiamo stare attenti alla paura e riconoscerla per vincerla, ma nel modo giusto, e facendo i passi giusti, come diremo tra poco.
Anche Isaia, nel racconto ascoltato, ha paura. Inizialmente è più un timore, cioè un senso di rispetto per quel Dio immenso che si rivela nel tempio, ma poi diventa vero terrore perché Isaia si accorge di essere indegno e peccatore. È proprio il peccato che genera paura, dobbiamo saperlo, dobbiamo riconoscere il nostro peccato e accogliere il perdono che Dio ci offre… si comincia da qui.

Alexi stava affrontando le sue paure. Attraverso questo nostro amico che ora piangiamo, Dio stesso ci insegna a vincere anche le nostre paure. Anche questo rende preziosa la sua vita, attraverso Alexi Dio stesso ci parla e ci mostra come vincere la paura.

Alexi stava vincendo le sue paure anzitutto con la prudenza.
La prudenza è una virtù. É fatta di attenzione, riflessione, discernimento. Si alimenta con il dono del consiglio, uno dei sette doni dello Spirito santo. Chiede di saper capire di che cosa e soprattutto di chi fidarci.
Isaia, poeta e profeta, invita anche i re a sapersi fidare solo di Dio e non delle loro forze, tanto meno di alleati violenti e prepotenti. Lo fa con una poesia carica di speranza, invitando a fidarci solo dell’unico Dio.
Pietro, pescatore dai modi bruschi, si fida del Signore e cammina sulle acque, ma si lascia vincere ancora della paura, e affonda… allora Gesù tenendogli lo mano, lo richiama a non fidarsi di se stesso, ma di lui.
Alex è stato vittima di una terribile fatale imprudenza. Di carattere timido, buono, un po’anche remissivo era per natura portato a rispettare regole e persone, a sforzarsi di capire di chi fidarsi. Non ci interessa più di tanto ora sapere come e che cosa sia accaduto in quel terribile gioco. Noi ora sappiamo che senza prudenza non vinceremo nessuna paura.

Alexi stava vincendo le sue paure con il gioco.
Il gioco non è banale divertimento. Il gioco permette di misurarci, di capire i nostri limiti, di iniziare a condividere con altri i nostri e i loro obiettivi. Grazie al gioco impariamo ad affrontare la vita, a fare la nostra parte e prendervici le nostre responsabilità.Isaia e Pietro non stanno giocando, ma avranno imparato anche attraverso i giochi a vivere le liturgie del tempio o a gettare le reti da pescatori.
Alexi amava giocare, amava stare all’aria aperta, pedalare sulla sua bicicletta; in particolare gli piaceva giocare a calcio, anche se spesso era di riserva; tifoso del Real Madrid, sognava di andare allo stadio Bernabeu. Il gioco era giustamente importante per lui.Un gioco stupido lo ha ucciso! A dimostrazione che il gioco è importante, che è qualcosa di serio. Diverte, sì, ma chiede rispetto delle regole, per far crescere.Impariamo anche noi, tutti noi, a giocare, a giocare seriamente. Più ancora impariamo a metterci in gioco, a impegnarci, a prenderci le responsabilità. Come Alexi, che accettava ormai i giochi affettuosi dei compagni, e che stava imparando a prendersi responsabilità, anche semplicemente accompagnando e aiutando chi da poco è arrivato in Italia e ha problemi con la lingua.Mi immagino Alexi, che negli ultimi tempi aveva iniziato ad alzare la mano durante le elezioni a scuola, – e ringrazio le insegnanti che me lo hanno rivelato –, e gioiva per i piccoli successi “Sorrideva,  – così descrivono le insegnanti – piegava la testa da una lato, abbassava lo sguardo e a volte si grattava la testa, subito preso dalla timidezza”. Mi sembra di vederlo, ora,  nostro Alexi, di fronte al Signore Dio, che prende l’iniziativa, alza mano, anzi si alza in piedi, si fa avanti e, come il profeta Isaia, dice peno di entusiasmo “Eccomi, manda me!”

Alexi stava vincendo le sue paure con la fede.
La fede non è il banale essere convinti di qualcosa, ma è un impegnare la propria vita, metterla in gioco fidandoci, affidandoci a Dio.
Isaia dimostra di aver fede di fronte alla manifestazione di Dio che lo chiama, nonostante il suo peccato.
Pietro viene rimproverato da Gesù proprio per la sua poca fede che lo fa dubitare. Imparerà più avanti, dopo averlo addirittura rinnegato, a seguire Gesù fino alla morte!
Anche Alexi aveva fede in Gesù, toccato fin dal suo concepimento dall’Amore di Dio, ha visto manifestarsi quell’Amore la sera del 26 marzo 2016, quando, nella Veglia Pasquale, ho avuto la gioia di donargli il Battesimo, con la Cresima e la prima Comunione.
È stato solo un principio. Alexi stava ancora crescendo, appassionandosi alle vicende di Gesù e alle sacre Scritture. Anche la sua fede doveva crescere per dispiegarsi verso un Amore pieno di responsabilità e di dono. Ma ormai l’amore di Dio in lui si era manifestato, perciò, anche se la paura ancora lo prendeva, il Signore gli era accanto. E gli è stato accanto anche in quelle tragiche ore, quando lottava con la morte. Il Signore gli è accanto anche adesso, che la sua vita si è compiuta, perché l’Amore di Dio va oltre la morte e ci accompagna per l’eternità.
Abbiamo bisogno di credere, e di rafforzare la nostra fede, perché la nostra vita non basta a se stessa, perché dobbiamo aprirci ad altri, ma soprattutto a Colui ci ha avvolto fin dal principio con il suo amore.
Questo io vi chiedo, perché questo è il grande valore che riconosco nella vita, pur così breve, di Alexi.
Mi sembra di vederlo, ora, il nostro Alexi, mentre, come l’apostolo Pietro, chiede con insistenza al Signore Gesù: “Signore, comandami di venire verso di te sulle acque!”. E Gesù gli dice: ”Vieni!” e quando per la paura sprofonda mi sembra di sentirlo gridare: “Signore, salvami!”. E Gesù gli tende la mano, lo prende e gli dice “Vieni! Sei un ragazzo buono, tenero e dolce, vieni nel mio Regno d’Amore!”

don Maurizio

HOMILÍA de la SANTA MISA DE FUNERAL DE NUESTRO QUERIDO ALEXI

Mi corazón está cierto de que, en el momento en el que salta la chispa de una vida humana, Dios está allí con su Amor. Estoy convencido de que el primer instante de nuestras vidas está envuelto en el Amor de Dios, porque es precisamente Él quien crea ese inicio. No importa si una vida se consume enseguida, si se prolonga por meses o si prosigue hasta los noventa años…o solo por poco más de trece. Cada vida humana encuentra en ese Amor divino la causa y el fin de su existir. Aunque no haya tenido tiempo de responder a ese Amor, aunque los años no hayan sido suficientes para construir una respuesta madura al Amor de Dios, de todas formas la vida humana tiene valor, y Dios puede llevarla a su cumplimiento, porque la ama.

Quisiera, pues, descubriros ese valor, que es el valor del Amor divino que también brotó de Alexi. Lo hago recurriendo a la Palabra de Dios, a algunas de las páginas de aquella Biblia que Alexis empezaba a descubrir con su curiosidad caractística. Usaré dos figuras bíblicas que han alimentado mi oración en estos días tan dolorosos por la muerte de nuestro amigo. Pido pues ayuda a un joven sacerdote del templo de Jerusalén, llamado a ser profeta, o sea, a ser la voz de Dios : pido ayuda a Isaías. Hemos escuchado en las lecturas de la Misa el relato de su vocación, cuando durante ua solemne liturgia en el templo, se da cuenta de que el Señor lo llama, de que le necesita, y le responde : «Héeme aquí, mándame». Pido también ayuda a un pescador impetuoso e inmediato, llamado a ser apóstol de Jesús: pido ayuda a Simón Pedro. El fragmento evangélico que hemos escuchado nos hace conocer su ardor por acercarse a Jesús que camina sobre las aguas.

Las aguas, sí… son precisamente las aguas las que asustan a Pedro. Sopla el viento sobre el peligroso lago y los discípulos tienen miedo. Gritan de pavor también ante Jesús que llega, piensan que es un fantasma. Solo su palabra, ese «¡Coraje, soy yo, no temáis!» los tranquiliza y da a Pedro el valor de pedir a Jesús poder caminar a su lado, pasando también él sobre las aguas. Alexis también tenía miedo: siendo de carácter tímido, ha debido sufrir a menudo, y sufrir no poco, víctima del miedo. Algunos entre nosotros lo recuerdan bloqueado cuando apenas había llegado a Italia y no quería separarse de sus padres para entrar en su nueva clase, en la escuela, y afrontar un mundo que devía presentársele demasiado diferente y hostil.

A menudo la vida nos da miedo. Todos tenemos miedo, también (sobretodo), si no queremos admitirlo. El miedo es peligroso, nos bloquea, nos paraliza, nos impide tomar las decisiones acertadas, tomar responsabilidades, crecer. El miedo nos daña mayormente cuando es negado, cuando lo escondemos; así, produce arrogancia, prepotencia, riesgo inútil, y también egoísmo y violencia. Debemos estar atentos al miedo y reconocerlo para vencerlo, pero en el modo adecuado, dando los pasos correctos, como diremos enseguida. También Isaías, en el relato que hemos escuchado, tiene miedo. Inicialmente es más bien un temor, o sea, un sentimiento de respeto hacia aquel Dios inmenso que se revela en el templo; luego se convierte en un auténtico terror porque Isaías se ve a sí  mismo indigno y pecador. Es precisamente el pecado lo que genera el miedo: hemos de conocer y reconocer nuestro pecado y acoger el perdón que Dios nos ofrece… Se empieza por aquí.

Alexi estaba afrontando sus miedos. A través de nuestro amigo, cuya muerte lloramos, Dios mismo nos enseña a vencer nuestros miedos. Esto hace de su vida algo precioso, porque a través de Alexi el mismo Dios nos habla y nos indica cómo hemos de vencer el miedo.

Alexi estaba superando sus miedos sobretodo con la prudencia.
La prudencia es una virtud. Está hecha de atención, reflexión, discernimiento. Se alimenta con el don del consejo, uno de los siete dones del Espíritu Santo. La prudencia pide poder saber y comprender las cosas, y sobretodo de quién fiarnos.
Isaías, poeta y profeta, invita a los reyes a saberse fiar solo de Dios y no de sus propias fuerzas, tanto menos de los aliados violentos y prepotentes. Lo hace con una poesía llena de esperanza, invitando a fiarse solo del único Dios. Pedro, pescador de bruscos modos, se fía del Señor y camina sobre las aguas, pero se deja vencer aún por el miedo y se hunde…entonces Jesús, tendiéndole la mano, lo exhorta a no confiar en sí mismo, sino en Él, en Jesús.Alexi ha sido víctima de una fatal y terrible imprudencia. De carácter tímido, bueno, un poco sumiso, se inclinaba por natura a respetar las reglas y a las personas, a esforzarse en entender de quién debía fiarse. No nos interesa saber lo que sucedió en aquel terrible juego. Sabemos solo que sin la prudencia no venceremos ningún miedo.

Alexis estaba venciendo sus miedos con el juego.
El juego no es una diversión banal: nos permite medir y entender nuestros límites, empezar a compartir con otros nuestros objetivos y los objetivos de los demás. Gracias al juego aprendemos a afrontar la vida, a poner de nuestra parte y a tomar nuestras responsabilidades. Isaías y Pedro no estaban jugando, pero aprendieron [siendo niños] a través del juego las litúrgias del templo y a echar las redes para pescar. Alexi amaba el juego, amaba estar al aire libre, pedalear sobre su bicicleta; le gustaba especialmente jugar al fútbol, aunque a menudo estaba de reserva; era hincha del Real Madrid, soñaba con ir al estadio Bernabeu. El juego era importante para él. ¡Un estúpido juego ha terminado con su vida! Esto demuestra lo importante que es el juego, lo serio que es. Divierte, sí, pero requiere respeto por las reglas para que haga crecer. Aprendamos nosotros, todos, a jugar, a jugar seriamente. Más todavía: aprendamos a ponernos a jugar, a esforzanos, a tomar responsabilidades, como hizo Alexi, que aceptava jugar afectuosamente con sus compañeros y estaba aprendiendo a tomar responsabilidades, ni que fuese simplemente acompañando y ayudando a quienes habían llegado recientemente a Italia y tenían dificultades con el idioma.
Me imagino a Alexi, que últimamente había iniciado a levantar la mano durante la clase (doy gracias a las profesoras que me lo han contado) y se alegraba con los pequeños éxitos. Esto dicen sus enseñantes: “Sonreía, inclinaba la cabeza hacia un lado, bajaba la mirada y a veces se rascaba la cabeza, avergonzado en seguida, por su timidez”. Me parece estarle viendo ahora, a nuestro Alexi, delante del Señor Dios, tomando la iniciativa, levantando la mano, es más, se poniéndose de pie, dando un paso adelante y, como el profeta, diciendo con entusiasmo: “Héeme aquí, ¡mándame!”.

Alexi estaba venciendo sus miedos con la fe.
La fe no es un estar convencido de algo banalmente, sino un entregar la propia vida, ponerla en juego, o sea, confiándola a Dios. Isaías demuestra su fe ante la manifestación de Dios que lo llama, no obstante su pecado. Pedro recibe los reproches de Jesús precisamente por su poca fe, que le hace dudar. Más adelante aprenderá a seguir a Jesús hasta la muerte, incluso tras haberle negado tres veces. También Alexi tenía fe en Jesús; el Amor de Dios lo tocó desde el instante de su concepción y se manifestó la noche del 26 de marzo del 2016, cuando en la Vigília Pascual tuve la alegría de bautizarle, confirmarlo y administrarle la Primera Comunión. Fue solo un inicio. Alexi estaba todavía creciendo, apasionándose por las cosas de Jesús y por las Sagradas Escrituras. Su fe tenía que crecer también para desplegarse a un Amor lleno de responsabilidad y de donación. Pero el amor de Dios por él se había ya manifestado; por eso, aunque el miedo lo tenía todavía amarrado, el Señor estaba junto a él. Y estuvo a su lado también en aquella hora trágica, cuando luchaba contra la muerte. El Señor está con él también ahora, cuando su vida se ha ya cumplido, porque el Amor de Dios va más allá de la muerte y nos acompaña por la eternidad. Necesitamos creer, fortalecer nuestra fe, porque nuestra vida no se basta a sí misma, nos tenemos que abrir a otros, sobretodo a Quien nos ha envuelto desde el inicio con su Amor.
Esto os pido, porque este es el enorme valor que reconozco en la breve vida de Alexi. Me parece verle ahora, a nuestro Alexi, como el apóstol Pedro, pidiendo con insistencia al Señor Jesús: “Señor: mándame ir hacia ti sobre las aguas”, y Jesús le dice: “¡Ven!”, y cuando por el miedo se hunde, me parece oirle gritar: “¡Señor, sálvame!”, y Jesús le tiende la mano, lo agarra y le dice: “¡Ven! Eres un buen muchacho, tierno y dulce, ¡ven en mi Reino de Amor!”.