OMELIA ALLA MESSA DEL “TE DEUM” 2018
A CONCLUSIONE DEL 2018
Mi sembra di essere come un bambino (viziato) che ha ricevuto tantissimi regali, non solo per Natale, ma lungo tutto l’anno: quasi non se ne accorge neppure più. eppure quei doni ci sono, sono a sua disposizione, non sono inutili, ne sta godendo e lo aiutano a rendere bella la sua vita. Anch’io ho ricevuto tanti doni in questo 2018, come un bambino (viziato) li ho presi e li vivo come se fossero una cosa scontata, come se mi fossero dovuti, devo averli per forza… Eppure questi doni sono belli e preziosi. Sono il segno di un amore che mi ha avvolto e sostenuto.
Più guardo questi doni, più mi accorgo che non sono solo per me, sono doni per tutti voi, per la nostra Comunità, per la nostra Chiesa che vive in Pero e Cerchiate, per tutti coloro che abitano o lavorano a Pero o a Cerchiate, anche per chi non è interessato al Vangelo.
Provo a riprendere in mano alcuni doni che ho ricevuto e aperto lungo questo 2018. Ne prendo tre diversissimi tra loro per consistenza e confezione.
Il primo dono è don Simone. La sua ordinazione sacerdotale è stata importante per tutta la comunità. La sua presenza ci stimola a essere sempre più in cammino con il Signore, dietro a lui (intendo il Signore Gesù), verso una meta che lui (intendo, ancora, il Signore) ci indica. La passione con cui don Simone si è inserito nella nostra Comunità ci stimola. Il suo sguardo e le sue valutazioni (intendo lo sguardo e le valutazioni di don Simone) allargano il nostro sguardo e rinnova le nostre valutazioni.
Sappiamo che non è scontato oggi avere tra noi un giovane prete.
Penso che dobbiamo interrogarci su come fare per ricambiare questo dono. Certamente dobbiamo pregare affinché la nostra Comunità generi nuove vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. Dobbiamo imparare e insegnare a rispondere con più generosità al Signore che chiama e chiama ancora, affinché la sua Chiesa cresca e non manchino degni ministri e forti testimoni del suo amore.
Il secondo dono è costituito dall’insieme degli incontri vissuti quest’anno. Tantissimi incontri con tante persone. Ci siamo incontrati a volte casualmente, altre volte in occasione di feste, manifestazioni, celebrazioni, funerali, malattie… Non possiamo dimenticare i tanti incontri fatti – per esempio – in occasione delle visite alle famiglie prima di Natale.
Le feste patronali di Cerchiate e di Pero ci hanno permesso di riflettere sull’importanza di incontrarci. “Festa e ..oltre” era il tema della festa di Cerchiate; “conTEminiamoci” quello della festa di Pero. Due temi che ci invitano a incontri non superficiali nel nome del Vangelo. Dobbiamo imparare l’importanza di incontrarci nel profondo, di andare oltre le apparenze e le prime sensazioni, di condividere la gioia di vivere e di caricarci delle altrui fatiche e sofferenze. Dobbiamo imparare ad accoglierci tutti, anche chi non vorrei incontrare per pregiudizio o per paura, anche chi non voglio più incontrare perché sono stato scottato o deluso.
Abbiamo capito che dobbiamo incontrarci con umiltà, senza imporci, lasciandoci cambiare e convertire per essere sempre più come ci vuole il Signore. Stiamo ancora imparando la virtù dell’umiltà.
Personalmente faccio molta fatica a contenere tutti i volti, tutti i cuori e tutte le storie di chi ho incontrato quest’anno. Allora chiedo a tutti voi di aiutarci a vicenda affinché nessuno mai più si senta solo e affinché il Vangelo arrivi davvero a tutti, come proposta di vita che salva.
Il terzo dono è la stanchezza. Più volte mi sono trovato stanco quest’anno, fisicamente stanco. Ci siamo trovati stanchi. Segno che gli anni passano per me e per tutti. Non mancano, per fortuna, giovani presenze (prima abbiamo ricordato don Simone) che possono dare a modo loro uno slancio nuovo al Vangelo. Noi, però, portiamo la stanchezza di un Vangelo proposto per anni e tante volte vediamo iniziative che non danno i risultati sperati.
Dov’è allora il dono? La stanchezza è un dono perché è il segno che non ci siamo impigriti, ma ci siamo impegnati. “Stanchi, ma contenti”: dobbiamo dire per far capire bene il dono. Il lavoro è tanto, gli impegni pastorali sono tanti, non solo per i preti, ma per chiunque voglia impegnarsi concretamente a vivere il vangelo. La vita oggi è particolarmente complessa. Far bene le cose richiede competenza in diversi campi (anche quelli fiscali, economici e legali). Il tempo non può essere sprecato.
Forse siamo stanchi perché non abbiamo lavorato bene, non abbiamo saputo chiedere e cercare gli aiuti necessari, non abbiamo saputo organizzarci. Però abbiamo lavorato. E abbiamo lavorato per il Signore. Anche questa stanchezza è un dono.
Ma c’è un altro motivo, più profondo, che ci fa capire perché la stanchezza è un dono. La stanchezza ci insegna che noi siamo limitati, da soli non riusciamo a farci carico di tutto quello di cui c’è bisogno. La stanchezza ci insegna a no fare affidamento su noi stessi, ma a fidarci degli altri e, soprattutto, a fidarci a Dio. La stanchezza è un dono prezioso.
Ecco qui tre tra i tanti doni di quest’anno. Sono doni che aprono al 2019 e che ci lanciano verso il futuro, perché ogni dono – quando è un vero dono – è sempre anche un impegno. Così sono i doni di Dio e questi doni sono da Dio.
don Maurizio