OMELIA per la Domenica delle Palme

Raccogliamo, carissimi, l’invito della cosiddetta lettera agli Ebrei (in realtà è una predica!): “Corriamo con perseveranza… tenendo fisso lo sguardo su Gesù”. È un invito a correre per dire che non possiamo permetterci di sciupare il tempo, neppure quello di questa emergenza in cui, più che correre, dobbiamo stare fermi in casa. Più importante ancora è l’invito, in questo tempo, a tenere fisso lo sguardo su Gesù.

In queste domeniche di Quaresima abbiamo cercato di guardare Gesù, gli abbiamo chiesto alcune caratteristiche del cristiano che vive in questo tempo e in questa situazione di emergenza.

Anche oggi, in questa liturgia che apre alla settimana di passione, emerge una risposta che vogliamo custodire come preziosa.

Il Vangelo ci racconta dell’unzione di Betania: in casa di Marta, Maria e Lazzaro c’è una cena insieme a Gesù e ai suoi discepoli. Maria compie un bellissimo gesto di affetto: unge i piedi di Gesù. Il profumo si diffonde e tutti ne godono.

L’esempio di Maria ci stimola. Chi è il cristiano? È uno che fa star bene, vive e vuole il bene, lo vuole per tutti.

Anche Gesù era così: ha vissuto facendo del bene a tutti, diffondeva, come un profumo, l’amore.

Così dobbiamo fare anche noi.

Provo a declinare meglio.

Noi cristiani abbiamo anzitutto il dovere di far emergere il bene, sempre, ovunque si trovi, anche se non viene da noi, o dai “nostri” amici, da chi la pensa come noi, anche se si sprigiona da chi mi è nemico o antipatico. Non possiamo abbassarci alle polemiche e tanto meno agli insulti. Le contestazioni devo servire solo per far crescere tutti, mai per distruggere. Impariamo dunque a riconoscerlo, a farlo notare a farlo crescere.

Poi dobbiamo realizzare il bene. Senza la pretesa di essere i primi o i migliori, se ci accorgiamo che c’è bisogno di qualcosa, dobbiamo aiutare, sostenere, collaborare; non dobbiamo mai tirarci indietro. La giusta prudenza è doverosa, ma solo per fare ancora meglio bene. Ecco perché la Caritas è così importante perché tutti noi possiamo disporci a costruire il bene e a farlo bene.

Mai noi cristiani cercheremo il nostro bene, tanto meno il nostro benessere, materiale, economico, o anche solo interiore. La ricerca di quella felicità interiore oggetto di tante spiritualità o filosofie sparse per il mondo non fa per noi. Noi piuttosto siamo chiamati a condividere disagi, povertà, sofferenze e dolori; a piangere con chi piange.

Ma questo non toglie che vivremo una profonda gioia interiore e che saremo sostenuti da una serenità che nasce dalla certezza che il Signore stesso salva questo mondo, non noi!

C’è però un “ma” a tutto questo bene. Lo so che è insensato, ma è così. Nel vangelo c’è Giuda che critica il gesto di Maria (una delle tante polemiche alle quali assistiamo ancora oggi!). Ma la pagina di Isaia è ancora più esplicita e tremenda: parla di un giusto, un servo del Signore, che ha fatto tanto bene …e che viene ucciso. Chi fa il bene, chi lo diffonde, dovrà mettere sempre in conto di ricevere male, di essere disprezzato, rifiutato, calunniato, picchiato …ucciso. È stato così anche per Gesù: lo è anche per noi. La persecuzione sarà occasione per riconoscere i nostri peccati, convertirci, correggerci e ripartire contraccambiando al male con il bene. Noi cristiani dobbiamo sempre diffondere il bene, come un profumo.

Vorrei ora invitavi a un rito particolare. Noi lo faremo qui, voi fatelo nelle vostre case. Vi abbiamo chiesto di preparare un profumo, di qualunque tipo. Dopo un attimo di silenzio, mentre canteremo – dopo il Vangelo – in eterno la misericordia del Signore, sprigionate e diffondete quel profumo. Spargetelo o spruzzatelo, o comunque ravvivatelo. Gustate quel profumo come un gesto d’affetto che vi fa bene e pensate al bene che ognuno di noi può e deve diffondere, come ha fatto Maria di Betania, come ha fatto e fa ancora oggi Gesù.

don Maurizio