OMELIA PER FESTA DI TUTTI I SANTI

Non vorrei semplicemente invitarvi a ricordare i nostri cari defunti.

Vorrei invitarvi a riconoscere e ricordare i nostri santi.

Perché anche tra noi hanno vissuto persone sante, e non poche. Ci sono state persone che, mentre vivevano nell’amore di Dio e si sforzavano di seguire il Vangelo di Gesù, hanno costruito questa nostra cittadina, hanno reso bello il nostro paese.

Tra i santi più… – diciamo così – più importanti ci sono sicuramente i nostri patroni: Maria, anzitutto, che contempliamo mentre visita S. Elisabetta, la stessa Santa Elisabetta, i santi apostoli Filippo e Giacomo, San Giovanni Bosco, San Giovanni Paolo II…

Santi Filippo e Giacomo

Ma tante persone hanno segnato questa nostra Comunità e le hanno permesso di crescere, hanno realizzato un ambiente nel quale è stato possibile fare le nostre scelte di amore, di dedizione, di realizzazione di un mondo migliore. Sono questi santi che vi invito a riconoscere.

Io non mi permetto ora di ricordarne alcuni esplicitamente, anche se, ripensando ai numerosissimi funerali che ho celebrato in più di sette anni da quando sono tra voi, potrei fare molti nomi. Ma chiedo a voi di fare memoria di questo o quel signore, questa o quella signora, questo o quel giovane, questa o quella persona che, con il suo stile, ha reso bella Pero e Cerchiate.

Mi permetto invece di aggiungere che anche persone che hanno distrutto o abbruttita la nostra realtà (perché è possibile anche questo: abbruttire il mondo in cui viviamo), anche coloro che avremmo preferito non avere qui, anche queste persone hanno forse lasciato un segno positivo e anche per loro c’è un amore da parte di Dio e quindi da parte nostra. Ecco perché oggi ricordiamo e ricorderemo domani tutti i nostri cari defunti.

Ma devo aggiungere qualcosa in più. I santi sono ancora tra noi. Ci sono ancora persone che seminano il bene e l’amore, che cercano, pur tra mille difetti, di vivere secondo il Vangelo. Persone che rendono migliore questo luogo nel quale viviamo.

Anche tra noi qui, in questa chiesa, ci sono santi, e tutti noi possiamo diventare santi!

Se possiamo essere tutti santi, abbiamo perciò il dovere di diventare santi. Vi invito a risvegliare in voi il desiderio di essere santi, di allontanare il male e il peccato, di realizzare il Regno di Dio, la sua volontà, di vivere e testimoniare il suo Vangelo.

Mi sembra che ci siano due segni che possono e devono far riconoscere la presenza di molti santi tra noi. Due situazioni che ci permettono, se ben affrontate, di diventare anche noi santi: la tribolazione e la comunione.

Anzitutto la tribolazione. Tutti i santi, tutto coloro che la chiesa riconosce ufficialmente come santi, hanno attraversato un’esperienza di tribolazione. Non oso dire che sia una condizione necessaria per diventare santi, ma certamente il cammino verso la piena santità ci permette di attraversare anche le tribolazioni, situazioni di sofferenza, di prova.

La situazione di epidemia che stiamo vivendo è una di queste tribolazioni. Non è detto che sia la più dura, ma è oggi tra noi la più diffusa. Possiamo subire le conseguenze di questo virus, lamentarci, chiuderci, vivendo non solo doverosi isolamenti fisici, ma soprattutto isolamenti di spirito, che ci inacidiscono e abbruttiscono. Oppure possiamo affrontare anche questa tremenda situazione che ci capita addosso con la forza dello Spirito santo, che ci permette di scoprire anche in queste ristrettezza possibilità per amare, per farci prossimi, per aiutare, incoraggiare, vivere secondo il Vangelo.

Perciò in questa celebrazione mi permetto di ricordare in particolare i defunti a causa del Covid, sia quelli morti come stretta conseguenza dell’averlo contratto, sia quelli morti perché la situazione non ha permesso di curare chi stava male anche per motivi diversi. Anche noi abbiamo subito significative perdite, anche tra noi c’è ancora chi piange per questi defunti.

Ma questo pianto, doveroso e degno di rispetto, può diventare occasione per crescere nell’amore, per diventare tutti santi.

La comunione è tipica dei santi. Coloro che hanno già compiuto la loro vita terrena vivono nella Comunione dei santi. Si dice che i santi sono in Paradiso, è vero, ma il Paradiso, più che un luogo è precisamente la Comunione dei santi.

I santi si riconoscono perché costruiscono intorno a sé comunione. È il diavolo che divide: la stessa parole “diavolo” significa, “colui che divide”. Chi segue il diavolo crea divisioni, contrapposizioni, rivalità conflitti. Vive con il continuo sospetto che l’altro sia una minaccia.

I santi, invece, sono coloro che ricuciono sempre rapporti che si lacerano e sfaldano; i santi ripartono sempre, con pazienza, dopo ogni fallimento.

Dove c’è un santo, inevitabilmente ci manifestano altri santi. I santi generano altri santi. Creano comunione. La santità si diffonde, forse anche meglio del Covid. Ma a differenza del virus e di ogni altro male, la santità, come l’amore, si diffonde nel rispetto della libertà di ciascuno, sollecitando in tutti una risposta libera e personale.

Noi possiamo essere santi così.

È stato detto da più parti che questa crisi dovuta all’epidemia ne usciremo solo se uniti. Anche papa Francesco, in quella intensa preghiera del 26 marzo, solo, in piazza San Pietro, ci ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca.

Perciò abbiamo bisogno di santi. Abbiamo bisogno di diventare noi santi. E possiamo cominciare proprio da qui. Superando ogni indifferenza, o frattura, o contrapposizione e costruendo comunione.

Questa è la mia preghiera oggi per voi e per tutta Pero e Cerchiate.

don Maurizio

1 novembre 2020