TUTTI I SANTI O TUTTI SANTI?

TUTTI I SANTI O TUTTI SANTI?

Vorrei provare a dire, a proposito dei santi, ciò che tutti già sappiamo o che dovremo sapere.

Santi siamo tutti!

Non proprio tutti: diciamo “tutti i battezzati”, tutti coloro che, raggiunti dall’amore di Dio, nel Battesimo, hanno la possibilità e la forza di corrispondere a tale amore, di vivere secondo lo stile di Gesù. Gesù, infatti, è il santo per eccellenza. “Tu solo il santo” cantiamo nell’inno di lode a Cristo.

Certo, avere la possibilità di essere santi, non basta per vivere e comportarci da santi. Perciò tutti noi, pur essendo già santi, dobbiamo anche diventarlo. È un po’ come essere uomini o donne: anche i bambini lo sono, già ma devono ancora diventare veri uomini o vere donne; e non è sufficiente far passare il tempo per esserlo veramente!

Ciascuno di noi diventa santo quando vive come Gesù, quando si comporta come si comporterebbe Gesù, se fosse al nostro posto, nella nostra situazione. Noi siamo santi quando pensiamo come Gesù, ragioniamo, parliamo, decidiamo, agiamo come Lui.

Noi normalmente chiamiamo santi coloro che sono riusciti a imitare Gesù. Possiamo dirlo solo dopo la loro morte, ormai la loro vita si è conclusa e appare gradita a Dio. Anche se non sono mancati difetti o peccati in loro, tuttavia il valore conclusivo della loro esistenza si trova nell’aver imitato Gesù.

Probabilmente possiamo considerare sante tante persone che abbiamo conosciuto e che ci sono care. Possiamo “venerarle”, cioè riconoscere le loro virtù e imitarle, per imitare anche noi Gesù e diventare anche noi veramente santi. La venerazione infatti è per Maria e i santi, mentre l’adorazione è solo a Dio e a Gesù: l’adorazione consiste nell’affidare e offrire la nostra vita.

Anche nella nostra comunità possiamo riconoscere tante persone che – al di là dei loro difetti – hanno veramente testimoniato Gesù, pur mantenendo le proprie caratteristiche. Io mi sono accorto molte volte, celebrando le esequie di una persona defunta, che la sua vita è stata una vera imitazione di Gesù. Potrei fare tanti nomi. Ne faccio solo due: Guido e don Giancarlo.

La chiesa riconosce alcuni cristiani come Santi. Dopo aver raccolto sufficienti testimonianze delle loro virtù, vengono dichiarati “venerabili”. Possono essere poi elevati agli onori degli altari con la “beatificazione” (prendono il titolo di “beati”) e proposti come modello alla Chiesa universale con la “canonizzazione” e da quel momento vengono chiamati “santi” in senso più stretto.

Per dichiarare un cristiano “beato” o “santo” si istruisce un vero e proprio processo, durante il quale si raccolgono e si vagliano prove e testimonianze, così da poter dire che veramente la sua vita può essere proposta come modello.

Questo è stato fatto ultimamente con il beato Carlo Acutis, cresciuto a Milano. Prima di lui mi piace ricordare la beata e, poi, santa Gianna Beretta Molla: è vissuta tra Mesero e Magenta, qui vicino a noi. Non possiamo non citare il, prima, “beato” e, poi, “san” Giovanni Paolo II, Patrono della nostra Comunità Pastorale: ha avuto processi brevissimi, per concessione di papa Benedetto.

Carlo Acutis
beatificato lo scorso 10 ottobre ad Assisi

Non occorre di per sé alcun processo per chi muore martire, a motivo della sua fede. Così potrebbero essere riconosciuti come santi e martiri i tre uccisi in questa settimana nella chiesa a Nizza. La loro morte li rende simili a Gesù anche nel caso in cui la loro vita non sia stata pienamente vissuta secondo la fede.

Vincent Loqués,
il custode della cattedrale di Nizza ucciso da un terrorista

Non so se questo pensiero ci spaventa, ma realmente la possibilità di diventare santi (anche se non martiri) è alla nostra portata. Perciò ci accorgiamo che davvero tutti noi siamo e possiamo essere santi.

don Maurizio