AVVENTO TEMPO DI SPERANZA 6

AVVENTO TEMPO DI SPERANZA 6

SPERANZA
È UN LUMINO ACCESO

Da più di mille anni la Chiesa saluta Maria, la madre di Dio, come “stella del mare”. La luce sicura per chi deve affrontare l’oscurità del mare, la speranza di chi cerca una direzione per approdare a salvezza, un piccolo bagliore che avvisa del diradarsi delle nuvole: questa è la Madonna per ogni uomo del nostro mondo.

La nota architetta svizzera Kubler Ross diceva che “le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro”. Maria porta in grembo un bimbo che è “la luce del mondo”, per questo può espandersi in tutta la sua bellezza e indicarci dove si trova la nostra speranza: proprio in quel bambino che “illumina ogni uomo”.

Anche noi possiamo essere avvolti da questa luce che rende la nostra vita un segno bello di speranza per gli altri e, addirittura, per il mondo intero. Basta cercarla, basta volerlo e aprirle il cuore.

In tante occasioni questa luce per me è stata a intermittenza, come tante lucine che in questi giorni illuminano i nostri balconi o risplendono sulle nostre strade. Tuttavia, come ci ricorda Papa Benedetto, per sostenere la speranza “abbiamo bisogno di luci vicine, di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata”.

In questi tempi difficili ho potuto scorgere la presenza della luce di Dio nella generosità caritatevole e nella fantasia di bene di tante persone. C’era la luce di Dio nei piccoli gesti che in molti hanno accettato di mettere in campo per mostrare che la speranza scaccia l’infelicità, che la fede vince le tenebre e che l’amore annienta la paura.

Come il protagonista del romanzo “Questo bacio vada al mondo intero”, il gesuita Corrigan, che dopo l’attentato alle Torri Gemelle si aggirava tra le strade di New York alla ricerca di “un Dio riconoscibile nel sudiciume quotidiano. Il conforto che traeva dalla cruda e fredda realtà – corruzione, guerra, povertà — era che la vita poteva elargire piccole meraviglie. I magnifici racconti di un’esistenza ultraterrena o l’idea di un paradiso intriso di miele non lo interessavano. Erano per lui l’anti¬camera dell’inferno. Invece, nella vita reale, lo consolava la possibilità di intravedere nell’oscurità una piccola luce, guasta e ammaccata, ma pur sempre una luce. Molto semplicemente, sperava in un mondo migliore, ci sperava perché era nella sua natura. Ne ricavava una specie di trionfo che andava oltre qualsiasi certezza teologica, un motivo di ottimismo contro ogni prova contraria”.

Potremmo anche noi, la notte di Natale, mettere un lumino acceso sul davanzale della nostra finestra per dire che in questa casa nasce un Dio “credibile” come una “piccola luce, guasta e ammaccata” ma che rischiara “l’oscurità” della cruda e fredda “realtà”. Magari qualcuno vedendola ringrazierà, almeno nel suo cuore, perché anche lui ne aveva tanto bisogno.

don Alessio