OMELIA PER LA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA 2021

OMELIA PER LA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA 2021

All’inizio di questa Quaresima, vorrei invitarvi a considerare alcuni “vuoti”. Vuoti che si creano in noi e intorno a noi. Ovviamente io ho esperienza dei miei vuoti, ma vorrei chiedere a ciascuno di voi di guardare i suoi vuoti.

Tutti noi abbiamo fatto e stiamo ancora provando esperienze di vuoto in questa epidemia, ma i vuoti sono molti di più e legati alla nostra esistenza. Ci sono, per fare alcuni esempi, giornate vuote, vuoti di provviste, vuoto di chi non ha lavoro, vuoto della povertà, vuoto di contatti fisici, di abbracci, vuoto di chi si sente inutile, vuoto di chi è solo, senza nessuno che possa capirlo nel profondo, vuoto di chi muore e si accorge di essere ormai di fronte all’ignoto dell’eternità… vuoto di Dio.

Il vuoto, ve ne state accorgendo, ci fa paura!

Io ho provato un po’ il vuoto quando sono stato ricoverato in ospedale: vuoto di chi non può fare, non ha più tanti impegni… Qualche volta emerge in me il vuoto per alcune responsabilità legate alla gestione di questa Comunità e alla cosiddetta “cura delle anime” e non sa con chi condividerle (e ringrazio i miei confratelli che mi sono molto vicini). Poi provo il vuoto di quando non so cosa dire o non riesco a essere accanto a chi soffre; avverto il vuoto delle mie mancanze dei miei peccati. E poi mi accorgo del vuoto di quando mi sembra che le mie parole finiscano nel nulla…

Sento anche il vuoto quando considero i posti vuoti durante le celebrazioni, anche se non ce ne sono più disponibili. Penso a coloro che non vivono più i Sacramenti, ai bambini non ancora battezzati, ai ragazzi che non hanno ricevuto la Cresima, ai tanti che non vengono a Messa, a chi non sperimenta più la gioia del perdono sacramentale… Sono vuoti questi ultimi che molti non avvertono neppure più. Proprio per questo sono vuoti per me ancora più pesanti.

Ogni tanto fa bene accorgerci dei vuoti. Fa bene restare dentro i nostri i vuoti, contemplarli. Per rimettere un po’ in ordine le tante cose che riempiono la nostra vita, per eliminarne tante inutili, per far emergere l’essenziale.

Gesù, come racconta il Vangelo, cerca il vuoto. Prima di compiere la sua vita incontrando tante persone, offrendo la presenza della sua parola e dei suoi gesti, che fanno tanto bene a chi lo incontra. Prima di iniziare il cammino che lo porterà alla croce, Gesù vive un’esperienza di vuoto, nel deserto. Ha appena ricevuto il battesimo di Giovanni, ha rinnovato la sua consapevolezza di essere Figlio di Dio, grazie alla Spirito santo presente in lui. È proprio lo Spirito lo ha condotto nel deserto, nel vuoto. Nel deserto incontrerà il tentatore che cerca di tamponare i suoi vuoti proponendogli piaceri, ricchezze e potere.

Ma Gesù, dopo quaranta giorni di digiuno, ha ormai capito l’essenziale. E l’essenziale è la Parola di Dio. Sì, la Parola, una parola, solo una parola! Non le tante parole che intasano le nostre esistenze (le stesse che il diavolo utilizza!), ma solo la Parola di Dio, l’unica che dà senso alla vita e a tutto, l’unica che nutre davvero. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4; Dt 8,3).

Anche Paolo ci parla di un vuoto, scrivendo ai cristiani di Corinto. Parla di un “uomo esteriore che si va disfacendo” (2Cor 4,16). Penso che alluda all’avanzare dell’età, alle malattie che ci limitano sempre più, alle persone care che ci lasciano perché strappate dalla morte, alle possibilità che diminuiscono, alle infinite tribolazioni che appesantiscono il nostro vivere. Io ci vedo anche lo sfibrarsi di una società vecchia e stanca, come quella in cui ci troviamo a vivere. Eppure Paolo sa che ci attende una “quantità smisurata ed eterna di gloria” (2Cor 4,17). Anche lui ha la consapevolezza che c’è una presenza che dona valore alla sua vita interiore e la compie dando senso a quel vuoto che lo assale, così come, prima o poi, assale ciascuno di noi.

Ebbene io sono qui a proporvi la Parola di Dio. Vi esorto ad ascoltarla, a custodirla nel vostro cuore, a farla risuonare come quella Parola che anticipa una presenza.

Io sono qui a dirvi di vivere la prossima Quaresima affrontando il vuoto che ancora stiamo vivendo, ma ad affrontarlo custodendo almeno una Parola di Dio. Non cediamo alle tentazioni di riempire i nostri vuoti con tecnologia, musica, spettacoli, cibo inutile, chiacchere e infinite altre piacevolezze che possono solo nascondere un vuoto che nel nostro cuore si allarga sempre di più.

Certo, la Parola di Dio non è facile, non è immediata. Chiede che sia annunciata, accompagnata, spiegata, spiegata con la vita. Più che con le parole. Chiede che chi la annuncia offra anche una presenza sostenuta dalla stessa Parola. Io sono qui a offrirvi la mia vita segnata da tanti vuoti, limiti, peccati, ma pronta a vivere di quella Parola.

La Chiesa esiste per questo: per annunciare nel mondo l’essenziale, la Parola di Dio, l’unica che dà valore ai nostri tanti vuoti. Noi, tutti noi, ciascuno di noi, può e deve fare questo: annunciare la Parola di Dio offrendo la presenza della propria, magari scalcinata, vita.

La Parola di Dio ci può offrire presto un sollievo, un anticipo di quella pienezza che solo in Dio si compirà. Ci offre la presenza dell’amore di Dio che si comunica fortemente nei Sacramenti.

Paolo, nell’epistola di oggi offre parole di consolazione e speranza, ci trasmette quella fiducia di poter un giorno “abitare presso il Signore” (2Cor 5,8). Mi sembra che Paolo stia già godendo di alcuni momenti che anticipano la gloria del Signore. Mi sembra, anche se nella lettera non compare, che Paolo gusti alcuni gesti che noi oggi chiameremmo “Sacramenti”, come lo spezzare del pane o il conforto del perdono. I Sacramenti sono questo anticipo di gloria.

Anche per Gesù, nel deserto, quando il diavolo lo ha lasciato, dice il Vangelo che “degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano” (Mt 4,11). Non sono propriamente Sacramenti, ma sono esperienze simili, esperienze che fanno capire che non siamo soli e che trasmettono l’amore di Dio, fanno vibrare d’amore il nostro cuore, ci confortano e danno forza per affrontare tutti i vuoti della nostra esistenza.

Probabilmente non ci rendiamo conto di quanto siano importanti i Sacramenti, così come non ci rendiamo conto di come sia essenziale la Parola di Dio. È proprio questa Parola che ci permette di vivere bene i Sacramenti, dobbiamo partire dalla Parola per coglierne l’importanza, per gustarne la ricchezza, per fare in modo che sostengano la nostra vita.

Io – a differenza di tutti voi – nella scorsa primavera non ho vissuto l’assenza dei Sacramenti. Sono stato un privilegiato. Non vorrei però che questo vuoto generasse in voi una specie di assuefazione. Perciò vi supplico di partire in questa Quaresima dalla Parola. Le occasioni non mancano: nutriamoci di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio!

don Maurizio

PREGHIERA DI INIZIO QUARESIMA

A te, Signore Gesù,
a te, che hai vissuto
quaranta giorni nel deserto,
in questo inizio di Quaresima
voglio offrire tutti i vuoti del mio cuore
e i vuoti di tante persone
che vivono con fatica
in questa pandemia
e in questa società ormai stanca.

A te, che hai affrontato
il vuoto del deserto e del digiuno,
della privazione
di tante comodità e tanti piaceri,
io voglio offrire le penitenze e le rinunce
di questa Quaresima.

Desidero sostare nei vuoti
che appesantiscono il nostro vivere.

Non ti chiedo di riempire questi vuoti,
ma di segnarli con la tua presenza.

Mi basta una parola,
mi basta una sola tua Parola,
Parola che mi doni speranza,
che mi illumini la vita,
Parola che possa riscaldare il mio cuore,
farmi capire che tu ci sei,
Parola che mi guidi all’incontro con te,
incontro nel segno dei Sacramenti,
incontro che mi anticipa la gloria finale,
alla quale inviti tutti.

Donami la coerenza e il coraggio
di annunciare questa tua Parola,
di condividerla con quanti in te credono,
di diffonderla nei cuori di chi incontro,
perché scaldi il cuore di tante persone
stanche di tanto vuoto,
spaventate da un nulla che ci schiaccia.

Rendici tutti testimoni e annunciatori
della tua Parola di salvezza.