RIPARTIRE

RIPARTIRE

Si parla di ripartire. È giusto e doveroso. Se ripartiamo, abbiamo di fronte un” anno di grazia”, come lo ha chiamato l’Arcivescovo Mario, nella Messa Crismale, rivolgendosi a noi sacerdoti e a tutto il presbiterio. Ma ci avverte anche che questa “grazia” non è scontata, come il sole dopo la pioggia o la primavera dopo l’inverno. È un dono del Signore, un dono da accogliere. Se non accogliamo Gesù e il suo Vangelo, la nostra ripartenza sarà solo qualcosa di naturale, un riprendere cammini interrotti, un tornare alla “banalità” di prima, quando ci lamentavamo di tutto e di tutti, e ci sarà ancora chi dirà che si stava meglio quando si stava peggio.

Dobbiamo ripartire dal Vangelo, dal prenderci cura degli ultimi, da quell’attenzione quotidiana di chi costruisce nel piccolo e fa crescere spendendosi. Dobbiamo ripartire, ma senza dimenticare chi ci ha lasciato, chi ha subito lutti, chi ha perso il lavoro, chi si ritrova solo, chi non ha più forze. Solo con tutti costoro ripartiremo davvero. Dobbiamo ripartire, ma lasciando sempre nel nostro cuore, cioè al centro della nostra vita, l’incontro con il Signore vissuto grazie ai Sacramenti dell’Eucaristia e del Perdono, e sostando spesso in preghiera personale e comunitaria.

Senza la centralità di Cristo non ci sarà una vera ripartenza, ma solo un tornare sui nostri passi.

Sarà anche il momento in cui aiutarci tutti a ripartire. Basta criticarci a vicenda. Basta lamentarci di chi non riparte o non rispetta gli altri o agisce con criteri poco evangelici. Ripartiamo dando l’esempio e proponendo, con il cuore fiducioso e il sorriso, a chiunque di aiutarci o di unirsi a noi, coinvolgendo anche coloro di cui avevamo poca stima.

Vi chiedo tre sforzi. L’arcivescovo li ha chiesti a noi sacerdoti. Io li accolgo e li rilancio a voi:

Siate amabili. Fatevi apprezzare, mostrate la parte simpatica di voi. Evitate quel muso e quei giudizi che ci isolano. Evidenziate il meglio di chiunque incontrate.

Usate parole evangeliche. Ripetetevele nella preghiera, meditatele e fatele diventare vostre. Plasmino il vostro pensiero. Evitate quelle espressioni e quelle valutazioni che non si adeguano allo stile di Gesù.

Agite con “coralità”. È la coralità della Chiesa, dove il bene che uno fa ben si armonizza con il bene che altri fanno. Mai dobbiamo parlare o agire in contrapposizione con altri credenti della nostra Comunità.

Aggiungo un ultimo sforzo. Impariamo a richiamarci e correggerci. I doverosi ammonimenti tra noi siano fatti con delicatezza, benevolenza e, soprattutto, con tanta umiltà: l’umiltà di chi sa di sbagliare per primo e di dover per primo essere corretto.

Sarà difficile, lo so, ma sarà bello. Ricadremo ancora in tanti errori, ma ripartiremo davvero, con lo stile di Gesù.

don Maurizio