APPUNTI PER UNA FORMAZIONE DEI LETTORI NELLA LITURGIA

APPUNTI PER UNA FORMAZIONE DEI LETTORI NELLA LITURGIA

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (2,13-14)
Fratelli, noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti. Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Cristo Gesù che sono in Giudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose da parte dei vostri connazionali, come loro da parte dei Giudei.
Parola di Dio

Lettera agli Ebrei (4,12-13)
Fratelli, la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
Parola di Dio

Tra i tanti passaggi che nelle Sacre Scritture ci fanno capire il valore della Parola di Dio, accogliamo queste due passaggi. Uno di è di san Paolo e fa parte del più antico scritto del nuovo Testamento; l’altro è dello sconosciuto autore di quell’intensa omelia che chiamiamo “Lettera gli Ebrei”

Mostrano la potenza della Parola di Dio, ci aiutano a riconoscerla viva, capace di rivelare lo stesso pensiero di Dio e di rinnovare la nostra vita.

Il lettore nella liturgia è al servizio di questa parola!

Un accenno all’essenza della Liturgia.

La liturgia è “azione di popolo”. È l’agire comune di un popolo che, per quanto possa essere formato da infinite diversità, riconosce (in Dio) la sua origine e si raccoglie per unità di intenti, strutturandosi in armonia.

Ciò che si esprime nella liturgia, chiede di tradursi anche nella vita quotidiana e nelle scelte di fondo. In qualche modo la liturgia contesta sempre e corregge le infinite contraddizioni della nostra vita. Il rapporto con la vita è indispensabile alla liturgia, affinché continui a essere se stessa e dare frutti.

I “ruoli” nella liturgia

Anche nella liturgia come nella vita ci sono svariati ruoli (senza bisogno di cercare in questo caso una corrispondenza tra i ruoli della liturgia e quelli della vita). Nella liturgia c’è anzitutto un’assemblea, con un presidente, e poi ci sono i ministranti, i cantori, gli accoliti, i ministri straordinari dell’Eucaristia e, appunto, i lettori. Ultimamente abbiamo riscoperto i ministri dell’accoglienza. Possiamo riconoscere anche altre “presenze” che sono importanti nella nostra liturgia, anche se non occupano nessuna sedia. Penso ai più poveri, agli emarginati, ai malati. Penso ai nostri defunti e ai santi… A proposito dell’assemblea mi piace ricordare che il suo non è un ruolo “passivo”, da spettatore, ma comporta l’azione di essere tutti almeno disponibili con tutta la propria vita e pronti a un impegno di rinnovamento di se stessi e del mondo.

Il ministero del lettorato

Con i lettori e, da qualche mese, i catechisti, i lettori sono tra quei “ruoli” che nella chiesa sono anche considerati come “Ministeri laicali”. Per essere ministri lettori occorre una vera e propria “istituzione”, un riconoscimento ufficiale della Chiesa. In tutti gli altri casi i lettori sono chiamati a esserlo in via occasionale, anche se di fatto, almeno nelle nostre chiese, lo sono nella quasi totalità dei casi. Noi ci rivolgiamo a questi lettori “occasionali”, che forse è meglio chiamare “regolari”, nel senso che prestano regolarmente e non solo saltuariamente il loro servizio. Quanto qui diremo vale, comunque e a maggior ragione, per i lettori istituiti. Le istituzioni al ministero del lettore e dell’accolito fanno parte del cammino verso gli ordini sacri (diaconato, presbiterato ed episcopato).

La chiamata a essere lettori

Il lettore presta la propria voce alla Parola di Dio! È qualcosa di cui essere stupiti, un onore (mai un diritto!), un compito al quale si viene chiamati. Comporta quindi una risposta e un’abilità a rispondere, cioè una responsabilità. Potremmo dire che è una forma di vocazione, che compone la vocazione personale del fedele che legge, vocazione che non si esaurisce certo nel leggere in chiesa.

Leggere la Parola di Dio non è come può leggere ogni altro declamatore o attore. Soprattutto richiede di metterci al servizio della Parola, evitando di porre noi stessi al centro dell’attenzione. E tuttavia non è possibile leggere la Parola di Dio senza lasciarci coinvolgere.

Formazione spirituale

Un buon lettore ha sempre un cammino di fede personale. Se non è sensato pretendere che il lettore conduca una vita di fede coerentissima (e chi può dire di condurla?), certamente deve essere in cammino di fede. Il lettore deve essere intenzionato a crescere rispondendo a Dio che ci ha chiamati al Battesimo, alla Cresima, a una vita da credente. Deve anche essere sempre consapevole dei suoi limiti, dei suoi peccati e vivere un cammino di costante conversione. Non è bene che legga nella liturgia chi è indifferente alla proposta di fede, anche se sta vivendo un momento particolare della sua vita (è l’esempio del genitore che legge al matrimonio del figlio, oppure del figlio che legge al funerale di un genitore…) e non è il caso che leggano i bambini (per poterli coinvolgere un po’ di più…!), come minimo occorre aver completato l’iniziazione cristiana con i tre Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia.

Un cammino di fede personale chiede una fedeltà ai Sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza, una preghiera personale, la partecipazione alla vita della Comunità almeno nei principali momenti di preghiera.

Un lettore non deve necessariamente immedesimarsi in ciò che legge. È solo una voce al servizio della Parola, ma quella voce …è la sua, di una persona umana che vive un cammino di fede. Il lettore è solo l’ultimo anello che ha permesso alla Parola di Dio di giungere a noi; prima di lui ci sono: i fatti della storia della salvezza, gli avvenimenti interpretati alla luce della storia della salvezza e con l’aiuto della Rivelazione di Dio, i racconti orali, coloro che hanno scritto e poi redatto, raccogliendo scritti precedenti, ciò che sarebbe poi stato riconosciuto come Parola di Dio, i vari “ricopiatori” delle Scritture (gli amanuensi), chi ha tradotto la Parola (compito difficilissimo!), chi ha organizzato il lezionario, chi lo ha composto e stampato, chi lo ha preparato sull’ambone… Il lettore è dunque dentro il cammino della storia della Salvezza e dentro la storia della Chiesa.

Formazione biblica, teologica e liturgica

Di solito un lettore istituito ha frequentato appositi corsi di teologia, Sacra Scrittura e Liturgia, che danno almeno alcune indicazioni più precise in proposito. Questi corsi non sono richiesti ai nostri lettori “occasionali” o “regolari”. Tuttavia è bene che i nostri lettori abbiano le basi della catechesi, conoscano un po’ della cosiddetta “dottrina cristiana”, frequentino qualche incontro di catechesi per adulti.

In particolare è bene che sappiano qualcosa della Bibbia, di come è formata, dei libri che la compongono, che ne sappiano distinguere i diversi generi letterari (un conto è un salmo, un altro una lettera…), insomma che sappiano anche dove e come informarsi per capire quello che dovranno leggere nella liturgia.

I lettori abbiano anche la consapevolezza di che cos’è la liturgia (lo abbiamo detto all’inizio di questi appunti) e di come la stessa liturgia è strutturata.

Sappiano riconoscere l’importanza dell’ambone, cioè del luogo un po’ elevato sul presbiterio dal quale si proclama la Parola di Dio. Non è pulpito o un palco: non serve per mettere in evidenza il lettore, ma la Parola che viene proclamata e annunciata.

Conoscano il lezionario e di come è organizzato.

Nel nostro caso il lezionario ambrosiano è articolato lungo tre periodi, che si rifanno ai “misteri”: mistero dell’Incarnazione (Avvento, Natale, Epifania e tempo dopo l’Epifania), mistero della Pasqua (Quaresima e Settimana santa, Pasqua e Ottava, Tempo di Pasqua fino a Pentecoste), mistero della Pentecoste (dopo Pentecoste, dopo il martirio di san Giovanni il precursore, dopo la dedicazione del Duomo). Ci sono poi proposte anche per le solennità del Signore (Purificazione di Gesù al tempio, Trasfigurazione del Signore, esaltazione della Croce e commemorazione dei defunti, se cade in domenica), della Beata Vergine Maria e dei santi.

Il lezionario per le festività ha un ciclo di tre anni (anno A, B e C), nei feriali ha un ciclo di due anni (anno I e anno II, oppure anno dispari e anno pari).

Ogni celebrazione prevede sempre il Vangelo preceduto dal Canto al Vangelo (l’Alleluia, se non si è in Quaresima). Il canto al Vangelo è bene che sia sempre cantato, il versetto può essere cantato, oppure letto dal lettore o dal cantore…

Nelle feste e nei tempi forti il lezionario offre altre due letture, la seconda si chiama “Epistola” e proclama un brano delle lettere di san Paolo apostolo o agli Ebrei. Leggendo il brano, noi ambrosiani non diciamo “Dalla lettera…”, ma “Lettera …” per dire che attraverso quel brano che leggiamo, vogliamo presentare tutta la lettera. Lo stesso ragionamento vale per l’annuncio delle altre letture: si annuncia l’intero libro.

La prima lettura si chiama, per noi ambrosiani, semplicemente “Lettura” (non prima lettura) ed è presa dal Primo Testamento o dai restanti libri del Nuovo Testamento.

In Avvento e Quaresima si propongono due letture del Primo Testamento (in Avvento se ne può scegliere una).

In alcune feste dei santi la prima lettura può essere sostituita dalla lettura agiografica del santo (cambia il finale: non “Parola di Dio”, “Onore e gloria al Signore nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli”. E l’assemblea risponde “Amen”).

Anche il salmo (che in ambrosiano si chiama “Salmo” e non “Salmo Responsoriale”, cioè “salmo di risposta o con la risposta dei fedeli) può essere proclamato dal lettore, ma è meglio che sia cantato alternando tra l’assemblea e uno o più cantori. Noi ci stiamo abituando a cantare il ritornello… Non sarebbe male se un cantore fosse anche lettore e cantasse il salmo dall’ambone, mentre l’assemblea risponde.

Formazione tecnica

Non si richiedono al lettore le capacità e la formazione di un attore. Non è necessario che sappia recitare, e non è neppure un bene. Ciò che un lettore offre è se stesso che, con la sua a volte misera fede, è chiamato a proclamare la Parola. Con umiltà e con responsabilità segua, per quanto è possibile, queste indicazioni.

  • È buona cosa che il lettore conosca le letture, almeno qualche giorno prima del servizio che deve prestare. Per questo conviene avere una adeguata organizzazione, con qualcuno che cerca e fissa i vari lettori. Ovviamente disponibili a supplire a tutte le inconvenienze dell’ultimo minuto.
  • Il lettore deve sempre leggere prima le letture della Messa, anche giorni prima, anche la settimana precedente. Può chiedere in sacristia il foglietto della domenica (o festa) seguente. Cerchi di capire bene la lettura, che cosa dice, da quale libro della Bibbia è tratto, di quale genere letterario sia… La lettura si può trovare facilmente anche su internet (attenzione alla differenza tra rito ambrosiano e romano…). Sempre su internet si possono trovare spiegazioni e commenti. Anche il foglietto della Messa riporta una breve spiegazione della lettura. È buona cosa leggere a casa ad alta voce le letture da proclamare.
  • Il lettore si preoccupi di arrivare prima alla celebrazione, almeno dieci minuti, per mettersi a disposizione di chi organizza (cioè offrendo o rinnovando la propria disponibilità, perché l’essere lettore non è un diritto). Arrivare prima permette anche di controllare il lezionario (per esempio che sia alla pagina giusta).
  • È bene che il lettore occupi la sedia a lui riservata, sul presbiterio. Può anche aver senso che il lettore esca dall’assemblea, ma, almeno nelle messe più frequentate, soprattutto finché dura questa emergenza sanitaria, è meglio lasciare liberi i posti nella navata.
  • Se il lettore esce dall’assemblea per leggere, si muova per tempo, mentre il sacerdote proclama l’Orazione all’inizio dell’assemblea liturgica, oppure mentre il lettore precedente sta finendo, ma in questo caso è meglio uscire insieme a chi legge la lettura. Nel caso debba leggere la “Preghiera universale” o “Preghiera dei Fedeli”. Si muova dal posto durante il “Canto dopo il Vangelo”. Se il lettore che esce dall’assemblea passa davanti all’altare, faccia un leggero inchino allo stesso altare, altrimenti faccia l’inchino all’altare appena arriva sul presbiterio, prima di recarsi all’ambone.
  • A proposito di emergenza sanitaria, noi abbiamo scelto di proclamare le letture con la mascherina, anche se questo limita la voce. Prima di leggere e dopo aver letto occorre igienizzarsi le mani.
  • Quando si accosta all’ambone sistemisubitoil microfono all’altezza della sua bocca. A Pero controlli anche che sia accesa la spia arancione nella scatoletta davanti ai suoi piedi (se resta con i piedi divaricati, a volte, non si accende e il microfono non funziona).
  • Poi chiedala benedizione dicendo, al microfono (ma con lo sguardo al sacerdote che presiede o subito volgendosi a lui): “Benedicimi, o Padre”. E alle parole del sacerdote, si fa il segno di croce. Quindi comincia la lettura. Conviene qui ricordare che nel rito romano il lettore non chiede la benedizione.
  • Fate attenzione ad avere la giusta distanza dal microfono, anche provando prima della messa la vostra voce e la vostra distanza. Se avete una voce forte, state più distanti, una voce “sussurrata” richiede di stare più vicini…
  • Leggete sempre dal lezionario, mai dal foglietto. La lettura è una proclamazione che trova maggiormente il suo senso dal lezionario che è uno dei “libri sacri” o liturgici.
  • È certo buona cosa leggere con espressione, ma è meglio evitare l’eccessiva enfasi. È vero che ogni lettura è sempre una interpretazione della stessa, ma dobbiamo stare attenti a non nascondere altre possibili e legittime interpretazioni.
  • Certamente è molto più importante leggere articolando bene le parole, pronunciando con chiarezza le consonanti e le vocali, rispettando la punteggiatura. Fate le giuste pause, la punteggiatura aiuta, ma non sempre è sufficiente. Occorre essere in ogni momento consapevoli di che cosa si sta leggendo.
  • Non abbiate mai fretta di arrivare alla fine, se qualcosa sbagliate, fermatevi un istante e rileggete senza scomporvi né aggiungere altre frasi di scusa. Una lettura fatta con calma e ben articolata nella pronuncia, comunica sempre il messaggio.
  • Circa la pronuncia di nomi o parole difficili e l’accento che richiedono, meglio domandare ogni volta a chi ne sa di più… 
  • Alla fine, lasciate un breve stacco prima di dire “Parola di Dio”. Ditelo con stupore, è una frase esclamativa che esprime lo stupore di essere stati chiamati a proclamare la Parola di Dio e invita tutti a stupirsi. Non è mai una frase affermativa, perciò non è corretto dire: “È Parola di Dio”.
  • Se volete, sistemate la pagina per chi legge dopo. In ogni caso il lettore che arriva controlli sempre che la pagina sia quella giusta.
  • Tornate al vostro posto con calma, dopo aver ancora igienizzato le mani. Disponetevi a vivere bene la celebrazione e la vita che da lì scaturisce.

Questi sono solo appunti.

Altre indicazioni posso essere aggiunte o precisate in seguito.

Pero, 14 novembre 2021