Seconda meditazione

Seconda meditazione

NON ABBIATE PAURA!

Esercizi Spirituali

27-28 marzo 2017

2. Chiamati

Mt 10,1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. 

 

Nel Vangelo secondo Matteo non c’è una grande distinzione tra i dodici apostoli e gli altri discepoli. Normalmente sono chiamati “discepoli”, cioè “coloro che imparano”, raramente “apostoli”, cioè “mandati”. In questo Vangelo il numero dodici esplicita, sì, il gruppo di coloro che di fatto erano più vicini a Gesù, ma non sono visti in contrapposizione agli altri discepoli. Il numero è invece un riferimento alle dodici tribù di Israele, come dire che in quei nomi c’è tutto il nuovo Israele, c’è l’insieme di tutta la Chiesa, di tutti i credenti in Gesù. Tra quei dodici, quindi, ci stiamo anche noi. Possiamo allora dire che Gesù chiama anche te, non solo i preti, i missionari, le suore; chiama proprio te, ti chiama a sé e ti chiama per mandarti. Questi Esercizi vogliono, infatti, risvegliare la tua consapevolezza di essere discepolo e di essere mandato da Gesù.

 

Anzitutto nota che Gesù dà un potere ai discepoli che ha chiamato a sé. Lo dà perciò anche a te. Non è un poter assoluto, non puoi fare quello che vuoi. Hai solo – si fa per dire – “potere sugli spiriti impuri per scacciarli” e hai anche il potere di “guarire ogni malattia e infermità”: sono le stesse opere di Gesù, descritte nei capitoli 8 e 9 di questo Vangelo.

Cerchiamo di approfondire. Tu hai un potere doppio. Anzitutto puoi vincere o evitare un “male morale”, puoi cioè evitare o superare tutte le tentazioni, puoi startene fuori da chi vuole coinvolgerti in logiche malvage, in imbrogli, in affari poco chiari, in forme di stupidità o di vera e propria cattiveria; in altre parole puoi riuscire a non commettere peccati, anche se tutti invece li commettono e ti spingono a fare altrettanto. Ma poi puoi anche guarire da malattie e infermità, nel senso che puoi superare e far superare quelle situazioni che impediscono  di vivere pienamente,  di utilizzare al pieno le capacità,  soprattutto puoi ridare a tanti la possibilità di amare e di amare concretamente, oltre i limiti della natura umana.

Nota che il tuo potere consiste sempre nel vincere il male con il bene, non contrapponendo altro male. Non puoi vincere se ti contrapponi, non è una contrapposizione di forze, di spinta contro spinta. Si tratta, piuttosto, di dare alle tue energie una direzione nuova, diversa da quello che immediatamente il male ci suggerisce, di orientare decisamente la tua vita verso Gesù.

Per fare qualche esempio. Tu non sei in grado di resistere agli spiriti impuri, a dire di no con la tua forza di volontà alle tentazioni, di fuggire i peccati, ma puoi ogni giorno ripartire scegliendo Gesù e puoi proporre a tanti altri di fare altrettanto, insieme a te. Tu non puoi guarire le malattie, a questo pensano i medici (e in certamente anche tu puoi prendere o suggerire qualche medicina), ma non è questo il poter che Gesù ti dà: tu puoi però cogliere nella malattia possibilità nuove di amore e suggerire ad altri malati nuove strade per amare. È un poter importante, perché Gesù sta per mandarti nel mondo, anzi già ci vivi nel mondo, sei in mezzo agli spiriti impuri e alle malattie, devi essere consapevole di questo equipaggiamento.

Fermati un po’ a considerare questo potere che magari neppure sapevi di avere, perché lo hai ricevuto per grazia. In sé tu non puoi fare nulla contro il male, ne sei succube, ma puoi vincerlo, perché ti è donato il potere. Se provi, probabilmente fallisci, ma più preghi, più ti accorgi della forza dell’amore di Gesù che è in te e che ti permette davvero di scacciare spiriti impuri e guarire malattie e infermità.

Vedi persone impegnate a vincere il male con il bene?

Come fanno? Quali mezzi usano? Trovi in loro lo stile di Gesù?

Tu hai già provato a vincere il male con il bene? Come hai fatto? Che cosa hai ottenuto?

Vuoi provare a scrivere una preghiera che ti aiuti a fidarti della forza del bene?

 

L’evangelista, a questo punto, elenca i nomi dei dodici. Puoi immaginare Gesù che chiama per nome, che pronuncia il nome, e anche il soprannome, di ciascuno. Come certo già sai, il nome, nella Bibbia, indica tutta la persona; pronunciare il nome è un modo per interpellare tutta la persona, con tutta la sua storia, le sue capacità e le sue prospettive. Potrebbe essere anche una forma per comandare, ma Gesù, non comanda certo in modo dispotico, ti fa però capire che la sua proposta è urgente e determinante per te.

Il nome indica anche l’originalità, indica che sei proprio tu, che Gesù chiama proprio te, così come ha chiamato ciascuno dei dodici discepoli. Non gli va bene uno qualunque, non gli interessa una persona migliore di te e, se gli interessa, è per altri compiti, diversi dai tuoi. Ti vuole per come sei fatto, con le tue capacità: ne ha davvero bisogno!  Lui conosce le tue capacità meglio di te, conosce anche quelle di cui tu sei all’oscuro e ti aiuterà a tirarle fuori, a farle crescere a educarle. Ti vuole anche con i tuoi difetti e i tuoi limiti: sa già come aiutarti a superarli o a renderli innocui, anzi sa che proprio grazie ai tuoi difetti potrai meglio far capire che non sei tu a salvare, ma solo Gesù è il salvatore.

Potrebbe essere anche questo un esercizio utile per questo secondo giorno.

Prova a elencare i tuoi pregi e i tuoi difetti, vedere come si evolvono nel tempo, capire quali potenzialità ti si aprono e quali invece strade ti si chiudono. Cerca soprattutto di capire che cosa il Signore propone proprio a te e perché ti chiami a sé.

 

È interessante anche notare come è formato il gruppo dei dodici.

La lista dei Dodici è costituita da sei coppie di nomi. Due è il principio della fraternità. Chi non ha fratelli, difficilmente capisce cosa significa essere figlio – tranne l’Unigenito, che si è fatto fratello di tutti!

Conosciamo fin qui solo Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, e Matteo. Simone, chiamato Pietro, è «primo», non solo della lista, ma per il suo ruolo di pietra (16,18), che confermerà nella fede i fratelli (Le 22,32). Matteo è il «pubblicano», l’esattore di tasse di Cafarnao, collaborazionista dei romani. Simone è chiamato il «cananeo», sinonimo di «guerrigliero», che lotta per l’indipendenza dai romani. Giuda è chiamato «Iscariota», che significa forse «mentitore», oppure è una traslitterazione di «sicario», appartenente agli zeloti più spinti, che nei tumulti pugnalavano i nemici del popolo.

Non sono né sapienti né perfetti, non appartengono né alla categoria degli scribi né a quella dei farisei, non sono dotti che conoscono la legge né pii che la osservano. Sono pescatori e peccatori, uomini qualunque come noi – non hanno studiato teologia né diritto canonico! Ciò che li unisce è la chiamata del Figlio a essere figli con lui e fratelli tra di loro.

Sono una squadra squisitamente divina; nessun allenatore umano si sarebbe sognato di metterla insieme. Come è possibile combinare i primi quattro con Matteo, al quale dovevano pagare le tasse, e per di più per conto dell’odiato oppressore? E come combinare questo con Simone il cananeo e l’Iscariota? Sono persone qualunque, alcune poco raccomandabili, per lo più incompatibili tra di loro. È gente la più diversa, che sempre resterà tale, eppure chiamata alla fraternità nel Figlio. Dio non seleziona secondo criteri di bravura, cultura o efficienza: è semplicemente Padre di tutti.

La Chiesa è necessariamente «cattolica», aperta a buoni e cattivi, con idee e culture (o inculture!) diverse, anche se sempre tentata del contrario. Gesù non poteva prendere uomini più disparati; e ognuno è rispettato per quello che è, chiamato ad accogliere e rispettare l’altro nella sua diversità.

(da. Silvano Fausti, Una comunità legge il Vangelo di Matteo – I,
EDB, 1998, p. 180)

 

Anche la “squadra” con cui hai a che fare è formata da persone così, e tu non sei da meno. Non è certo facile collaborare con certa gente, intendo con gente come me o come te o come tanti altri. Ma il Signore ti chiama insieme, questo è il miracolo del Vangelo. E non ti conviene gridare allo scandalo per certa gentaglia che c’è nella chiesa e nella tua parrocchia, perché il secondo che dovrebbe andarsene per evitare lo scandalo sei tu (e non ti dico chi è il primo perché mi vergogno!).

Guarda le persone con cui sei chiamato a convivere in questa comunità. Evidenzia quelle con le quali fai più fatica ad andare d’accordo, a collaborare, a parlare, anche quelle che ti fanno arrabbiare. Ognuno ha la sua chiamata, ognuno ha un potere nuovo e prezioso. Tutti possono stare accanto al Signore per ripartire. Accetti di stare in questa squadra?

 

Ecco allora alcuni esercizi da fare in questa seconda giornata.

 

  • Puoi leggere e rileggere il brano di Vangelo e rispondere alle domande scritte in corsivo, come già abbiamo detto al termine della prima meditazione.
  • Fa’ gli esercizi già indicati nella meditazione. Prova questo potere sul male che il Signore ti ha dato, non tanto per spavalderia, ma con umiltà e fiducia. Allontana le tue tentazioni più forti o frequenti. Aiuta chi ti è vicino e non riesce a vincere le sue, ma fallo con delicatezza, senza giudicare e senza supponenza: sei anche tu peccatore.
  • Considera bene le persone che hai accanto e con le quali devi collaborare per questa missione che Gesù vi affida. Non le hai scelte tu, ma il Signore vi ha chiamato a collaborare nella stessa porzione della sua Chiesa. Fa’ un passo verso di loro, di’ una preghiera apposta per loro, manda un messaggio di disponibilità, esprimi un segno della tua vicinanza alla sue fatiche o una richiesta di perdono per qualche screzio passato…
  • Sta’ accanto a Gesù che oggi ti chiama a sé. Evita tante distrazioni e dedica tutto il tempo che puoi per stare con Lui.

 

Scegli tu almeno uno tra questi esercizi e vivilo con impegno e gioia oggi.