Quarta meditazione

Quarta meditazione

NON ABBIATE PAURA!

Esercizi Spirituali

29-30 marzo 2017

4. Perseguitati

Mt 10,16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome.
Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 23Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.
24Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; 25è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!

 

Dopo aver dato le indicazioni generali per renderti discepolo-apostolo, l’evangelista raccoglie indicazioni per una situazione particolare, molto spiacevole, che ogni discepolo deve mettere in conto e che non è affatto rara. Devi sapere che anche tu puoi essere perseguitato, perseguitato “a causa del mio nome” dice Gesù.

Sono svariate le forme di persecuzione.

I cristiani sono stati spesso odiati, uccisi, torturati, carcerati, maltrattati, limitati o bloccati nei diritti, resi oggetto di scherno, emarginati, esclusi dalla gestione della cosa pubblica, impediti nella libertà di manifestare la loro fede, calunniati (come Gesù, come quel padrone di casa “chiamato Beelzebul”!), contestati… sono stati sottoposti alle più svariate forme di violenza, non solo fisica.

 

Considera che non solo i cristiani sono stati perseguitati. La storia ci offre svariati esempi di persecuzione. Qualche volta anche i cristiani sono stati tra i persecutori di altri.

L’apice della violenza descritta nel brano di oggi è quella operata dai familiari, dai tuoi cari. È il segno di una lacerazione interiore, la percezione di un fallimento che tocca le sfere più intime. Qui ti viene e chiesto di condividere il dolore di tante famiglie lacerate e ti viene detto che questo può capitare anche a te. Pensa ai tradimenti matrimoniali, alle incomprensioni tra coniugi, alle liti nelle case, alle violenze alle donne, ai figli che scelgono strade sbagliate, alla manipolazione dei figli, agli omicidi familiari… la cronaca non fa mancare esempi. I credenti non ne sono immuni. Anche la nostra fede può essere motivo per far scatenare violenze così atroci. Ma sono proprio queste violenze così atroci che ci fanno capire quanto bisogno ci sia di Gesù, e del suo Vangelo, e della pace che solo lui sa dare.

Hai mai subito forme di violenza e persecuzione, anche sottili? Come hai reagito?

Ti sei mai sentito bloccato, limitato, messo da parte, deriso, perché credente?

Hai perseguitato? Ti sei mai lasciato coinvolgere in azioni di persecuzione?

Che cosa faresti se ti trovassi seriamente perseguitato (rischiando anche la morte) a causa la tua fede? Come vorresti reagire?

 

Di fronte a tanta violenza presente nel mondo Gesù manda i suoi discepoli e quindi anche te, “come pecore in mezzo ai lupi”. Il lupo è l’immagine della violenza, l’agnello della mitezza. L’agnello è anche l’animale mangiato nella Pasqua ebraica, segno di chi si fa carico della violenza altrui, senza restituirla. L’agnello interrompe la spirale che ogni violenza genera, la interrompe subendola senza restituirla. L’agnello, lo sappiamo, è Gesù. Le persecuzioni descritte nel brano (la consegna – cioè il tradimento -, i tribunali e le flagellazioni) sono precisamente quelle che saranno affrontate a Gesù. E Gesù, ti chiede di essere, come lui, agnello, di non rispondere mai alla violenza con la violenza. Non è tanto questione di carattere, puoi essere collerico o apatico, rivendicativo o remissivo, la mitezza va ben oltre, si confà anche a chi ha un carattere più irruento perché non consiste in una rassegnazione, ma in una scelta, quella di rinunciare a reagire alle violenze, nel non voler mai costringere nessuno, neppure chi ti perseguita, nel non voler mai danneggiare la sua libertà; il mite arriva ad accogliere chiunque, a spendersi per lui, a tirarsi indietro perché possa trovare gli spazi più adatti per crescere e amare, il mite è pronto a scomparire e a morire pur di offrire nuove possibilità di vita. Proprio come l’agnello che è destinato a offrire – da vivo – il proprio latte come cibo e la propria lana come vestito, e – da morto – se stesso come cibo e come vestito. Ma in questo modo il mite erediterà la terra (cfr Mt 5,5), ovviamente per condividerla sempre con tutti, anche con gli stessi persecutori. Come puoi notare ti occorre una grande forza per essere davvero mite.


Sei già stato coinvolto in spirali di violenza? Quando e come? Sei riuscito a uscirne? Come?

Di carattere sei più portato alla remissività o alla rivendicazione? Sai reagire in modo giusto e mite alle provocazioni e alle ingiustizie che ricevi? Come ti comporti? Come dovresti comportarti?

 

Sempre con immagini di animali Gesù ti comanda di essere prudente “come serpenti” e semplice “come le colombe”. Prudenza e semplicità devono stare insieme, per essere vere.

La prudenza è anzitutto quella di chi conosce bene i pericoli ai quali va incontro. Prendere consapevolezza delle persecuzioni è precisamente quello a cui Gesù ti sta invitando.

Poco dopo ti dice di fuggire. Anche questa è prudenza. Non devi cercare di subire violenza, né lasciare che ti travolga. Anzi, il fuggire é occasione per diffondere maggiormente il Vangelo.

Proprio per questo non possiamo mai chiudere la porta in faccia ai profughi, di nessun tipo. Anche qui, la giusta prudenza ti chiede di conoscere bene i rischi e di evitarli, ma senza snaturare la nostra natura di agnelli, sarebbe tradire Gesù, sarebbe una contro testimonianza.

La semplicità è invece quella di chi vede anche nelle persecuzioni occasioni per testimoniare. Sappiamo che, in greco, “testimonianza” si dice “martirio”: per te, come ogni credente, il martirio (cioè, come noi lo intendiamo normalmente, il “subire persecuzione”) è semplicemente la forma più vera della testimonianza.

Semplicità è anche quella di chi non si preoccupa di che cosa dire quando verrà trascinato nei tribunali. Non è tanto l’invito a non prepararti che cosa dire, ma un volerti far notare che per essere davvero testimone, non importa più di tanto che tu sia scaltro, colto e sapiente, abile nel parlare o nell’incantare, che tu abbia appoggi umani (e soldi), ma conta che tu sappia lasciarti guidare dallo Spirito, cioè dalla stessa logica d’amore che c’è tra il Padre il Figlio, dalla sua misericordia. Questa certo non si improvvisa, ma è comunque un dono che Gesù ti offre chiamandoti a sé (è lo stesso “potere” di cui abbiamo detto nella seconda meditazione). In forza di questo amore saprai riconoscere anche negli imprevisti e nelle situazioni più difficili e dolorose, occasione per dire di Gesù, per far capire la gioia del Vangelo: più che spiegare devi semplicemente essere quello che Gesù ti chiama a essere, manifestare quella vicinanza che Gesù ti ha fatto sperimentare.

Prova a ridire con tue parole che cosa significa per te essere prudente e essere semplice. Prova soprattutto a considerare queste due caratteristiche in situazioni di persecuzione.

Hai più bisogno di richiamarti alla prudenza o alla semplicità?

 

 

 

I versetti 24-25 insistono sul fatto che in tutte queste persecuzioni tu hai la possibilità di essere come Gesù, non più di lui, certamente meno di lui, ma comunque simile a lui. In fondo ogni uomo o donna ritrova proprio in Gesù la sua vera immagine. Perché lui è il volto vero dell’umanità, nel suo volto il Padre ha creato ciascuno di noi. Nel momento stesso in cui Gesù ti ha chiamato a sé, tu hai cominciato a capire chi sei veramente, hai iniziato a scoprire la tua originalità. Per questo è così bello stare con lui. Per questo è importante far conoscere il suo volto a tutti, affinché ciascuno possa ritrovare la sua verità e capire che non siamo lupi, ma agnelli, fatti per amare, non per conquistare, che la legge del l’amore è la legge del nostro DNA, e che dove c’è violenza c’è contraddizione per la nostra vita, al contrario di quanto il mondo vuole farti credere.

L’essere con Gesù ti aiuta a capire meglio chi sei? A capire quali siano le tue potenzialità? Quale sia il tuo valore?

Oppure ti senti limitato dalla tua fede, come il mondo vuole farti credere?

 

 

Ecco allora alcuni esercizi da fare in questa quarta giornata.

 

  • Leggi e rileggi la pagina di Vangelo, provando e vederla concretamente realizzata nelle persone di tanti cristiani ancora oggi perseguitati e anche nelle tue vicende personali.
  • Rispondi alle domande scritte in corsivo lungo questa meditazione e condividi le tue riflessioni con altri.
  • Considera situazioni di persecuzione che vedi intorno a te, fatte a chi è più debole o diverso dagli altri. Prova ad accostare qualcuno costretto a soffrire angherie e ingiustizie. Come puoi stargli più vicino? Come puoi testimoniargli la tua fede?
  • Prega per coloro che sono perseguitati, che non possono esprimere la propria fede, che sono chiamati alla testimonianza suprema del martirio.

 

Scegli tu almeno uno tra questi esercizi e vivilo con impegno e gioia oggi.