OMELIA PER LA QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA 2022

OMELIA PER LA QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA 2022

In questa domenica la nostra attenzione è verso la rivolta a quell’Indulgenza che, ogni quinta domenica di Quaresima, viene concessa alla nostra Comunità. L’indulgenza è una manifestazione bella dell’amore di Dio, un particolare privilegio per la nostra Comunità.

La vogliamo accogliere consapevoli dell’amore di Dio che si manifesta a noi attraverso il sacramento del Perdono.

Il cammino insieme, che ci siamo prefissati di scoprire e vivere in questa Quaresima, passa attraverso l’indulgenza di Dio, attraverso il dono della sua misericordia per noi, proprio per noi. Sappiamo che per imparare a camminare insieme abbiamo bisogno della sua misericordia e da lì dobbiamo ripatire.

Ma lasciamoci ora toccare dalla Parola di Dio che ci è stata annunciata e che è, come sempre, molto ricca e profonda.

L’episodio della risurrezione di Lazzaro, unito alla bella pagina del Deuteronomio e alle intense parole di Paolo ai cristiani di Roma mi suggeriscono tanti pensieri che provo a ordinare per meglio riuscire a farli capire.

Il primo pensiero è questo: la vita è importante! E la nostra situazione è molto seria. Mi vien da dire, senza esagerare: è questione di vita o di morte.

Per questo motivo, perché la vita è importante e la situazione è molto seria, Gesù si preoccupa dell’amico Lazzaro e piange la sua morte, mentre i discepoli hanno paura di tornare in Giudea.

La morte ci viene spiattellata spesso in faccia. Le notizie di guerra e i numeri delle vittime di Covid, potrebbero spingerci a banalizzare la morte, a ridurla a numeri o statistiche.

Invece ogni vita umana ha un valore, è una storia, un dono per tutti, una potenzialità d’amore. Ogni vita vale, anche quella del soldato che uccide o di chi approfitta della situazione specularci o per compiere chissà quali atrocità. La morte è sempre un dramma, anche quella del bambino non ancora nato o dell’anziano afflitto da demenza o del malato terminale.

La vita è un valore perché sempre può essere un dono, e diventare così il modo più bello e più vero per esprimere pienamente l’amore, come lo ha manifestato Gesù morendo in croce.

Il secondo pensiero potrei chiamarlo così: la giusta distanza.

Mi domando perché Gesù abbia aspettato due giorni prima di andare al capezzale dell’amico Lazzaro, sapendo che sarebbe stato già morto e sepolto. Non penso che si sia trattenuto per la paura di essere ucciso, paura che invece avevano i discepoli. Penso piuttosto che Gesù si sia trattenuto perché aveva bisogno di contemplare più ampiamente il disegno di Dio che si realizza anche nella vita e nella morte di Lazzaro. La giusta distanza è quella che ci permette di contemplare la misericordia di Dio in azione.

Così Mosè nel Deuteronomio esprime quella bella e antichissima professione di fede (“Mio padre era un arameo errante…” lo chiamano il “piccolo credo”) che contempla l’azione di Dio nella storia. Non dimentichiamo che i tempi di Dio sono diversi dai nostri e diversa è la sua profondità. Dobbiamo avere il tempo per riconoscere il suo amore e soffermarci spesso, alla giusta distanza, per accorgerci e lasciarci affascinare da come Dio continui a volerci bene. Altrimenti rischiamo di essere come quegli uomini di cui parla l’apostolo Paolo scrivendo ai Romani: non riconoscono le perfezioni di Dio nella creazione e soffocano la sua verità.

Chi ama davvero deve saper sempre mantenere la giusta distanza, verso il marito o la moglie, verso ciascun figlio, tra amici… Altrimenti rischia di soffocare o far soffocare. La giusta distanza è quella che ci permette di contemplare nella preghiera la presenza e l’azione di Dio nella nostra vita e nella storia, di godere del suo amore, pur in mezzo a tante brutture al peccato. Per camminare insieme dobbiamo mantenere la giusta distanza.

Il terzo pensiero è complementare a questa indicazione sulla giusta distanza e deve essere tenuto insieme. Lo chiamo: una piena condivisione.

Dopo aver rispettato la giusta distanza, dobbiamo saperci avvicinare. “Andiamo anche noi a morire con Gesù!” dice Tommaso. E quel sepolcro deve essere aperto anche se esce cattivo odore.

Dobbiamo diventare capaci di farci vicini a chiunque, anche a quelli che puzzano, anche a quelli che vorremmo evitare, perché ci ricordano le ingiustizie del mondo, che abbiamo anche noi contribuito ad aumentare.

Una piena condivisone è, per esempio, quella di chi astiene dal giudicare le persone, pur sapendo bene quanto dolore può generare il più piccolo dei peccati. La piena condivisione è quella di chi non volta la faccia davanti alla sofferenza, ma si fa vicino facendola sua e spronando per muovere insieme passi nella amicizia più vera e nella carità.

Dobbiamo saper fare come ha fatto Gesù, che, pieno di misericordia, e certo dell’amore del Padre, si è fatto uomo e ha condiviso tutto di noi, tutto, anche la morte.

La piena condivisone inizia qui, da questa Eucaristia, che ci dona la presenza di Cristo e ci aiuta a toccare con mano la sua misericordia, mentre ci chiama a una condivisione piena con lui, il Figlio di Dio, nostro salvatore e insieme nostro fratello.

don Maurizio

Cammina con noi, Signore.
Cammina con noi lungo la vita.
Con te potremo imparare
ad apprezzarla sempre,
ad apprezzare questa vita
che non va come vorremmo,
che spesso affronta
insuccessi e fallimenti,
che tante volte
procede faticosamente,
appesantita dal dolore.
Con te ci recheremo
accanto a coloro che piangono, che soffrono o muoiono,
per cantare con loro
le tue meraviglie.
Non ci faremo bloccare,
da paure o disgusti,
andremo fino in fondo,
per abbracciare nel tuo nome chiunque ci accolga.
ci fermeremo soltanto
per rispettare e contemplare
la bellezza di ciascuno
e riscoprire insieme
la tua fonte d’amore.
Amen.